Pennablù: il nuovo libro di Lorenzo Marone pubblicato da una casa editrice di Scampia

Pennablù: il nuovo libro di Lorenzo Marone pubblicato da una casa editrice di Scampia
di Ebe Pierini
6 Minuti di Lettura
Giovedì 16 Maggio 2024, 12:24

Totò è un pappagallo blu originario del Sudamerica centrale. È un’ara giacinto, la specie più grande al mondo. È lungo circa un metro, pesa due chili, vale ventimila euro ma è incapace di volare. Vive in una voliera extralusso con sfondo esotico sul retro, mangiatoia con 3 ciotole, scaletta in legno naturale a 7 gradini e altalena ottonata all’interno di una casa kitsch tra tigri di ceramica, broccati e decori dorati, altarini con Santi e foto di antenati. Perché lui è il pappagallo del boss della camorra don Ciro Paglietta ed è il protagonista di “Pennablù. Piccola storia buffa" (Marotta&Cafiero editori), l’ultimo libro di Lorenzo Marone, uscito lo scorso 7 maggio e presentato al Salone del Libro di Torino.

Una favola attuale, una storia divertente e grottesca sotto alcuni punti di vista che offre una parodia dissacrante del mondo camorristico. Marone si trasforma in un moderno Esopo e, attraverso questo racconto, ci trasmette una morale e ci indica qual è la giusta strada per la libertà.
Come sempre accade nei suoi romanzi, lo scrittore napoletano, tratteggia con tinte decise e con caratteristiche inconfondibili una serie di personaggi che popolano la storia e che ci fanno sorridere e riflettere. A partire da don Ciro con la sua pancia villosa e il suo vistoso crocifisso dorato, sua madre, la matriarca donna Carmela detta “la cassiera”, sempre vestita con abiti sgargianti e ricoperta di gioielli luccicanti, sua moglie Ninetta che aspira ad una mastoplastica additiva pagata dal marito, i figli Gaetanino, 10 anni, un “panzerotto” che dice sempre parolacce e replica a tutti con un rutto e Chantal, 8 anni, che non esce mai di casa senza lucidalabbra orecchini borsetta e telefonino. Totò deve subire le vessazioni di tutti e le minacce del chihuahua e del boa di famiglia sebbene il boss lo consideri sacro perché fa parte della famiglia.

Attraverso lo sguardo del pappagallo ci appare la vita del boss tra riunioni con i suoi scagnozzi, bagni di folla e baciamano.
“Ero un suo protetto perché mi viziava mi parlava mi offriva da mangiare dalle sue mani qualche volta mi poggiava sulla spalla e se ne andava in giro sorridente per casa” racconta il pennuto che, si immedesima talmente nel ruolo, da pensare di chiamarsi don Totò Paglietta, pappagallo importante e rispettato. “Avevo assorbito il suo pensiero, le abitudini e i convincimenti dei Paglietta la famiglia che mi stava crescendo. Loro mi insegnavano ogni giorno l’amore per la famiglia e la diffidenza per tutti gli altri, umani e non, mi mostravano che con la forza si ottiene rispetto e sicurezza” aggiunge. “Gli amici non esistono Totò. Esiste solo la famiglia” gli ripete il boss.
“Ho capito vivendo con i Paglietta che in fondo l’amore è solo una questione di protezione e sicurezza. Una cosa ristretta, che riguarda la famiglia, i defunti, e qualche volta se le cose si mettono proprio male, pure la Madonna e Padre Pio” realizza Totò. “Iniziavo a bearmi del rispetto che tutti ci portavano. E seppur in cuor mio capivo che c’era qualcosa di sbagliato, subivo inconsapevolmente la fascinazione del male” ricorda. Fin quando un giorno può toccare con ala quello di cui è capace il suo padrone e ne condivide il destino di latitanza in un nascondiglio di fortuna. Arriva persino a cantare per lui, il boss ribattezzato “Pennablù”, la sua canzone preferita: “I’te vurria vasà”.

Esperienze che porteranno Totò a riflettere sul senso della sua vita e sul valore della libertà che “è una cosa nobile ma assai pericolosa” e che lui associa al volo di un piccione che si libra senza costrizioni, fuori da ogni gabbia, tra i palazzi, al primo albeggiare. “So che tutte quelle storie sull’appartenenza erano fesserie e che la vita non può essere solo questione di forza e rispetto che non è vero come diceva don Ciro che per essere amati bisogna essere temuti” riflette Totò il quale ha ormai capito che dalle mura “all’apparenza dorate delle ville dei camorristi è impossibile sfuggire se non si impara a volare”.

​“Ho scelto di pubblicare questo ultimo libro con Marotta&Cafiero perché è una casa editrice che da anni porta avanti un progetto meraviglioso che ha avuto il coraggio di portare libri lì dove si spacciava droga  racconta Lorenzo Marone - È una realtà che amo molto. Era da un po’ che mi chiedevano un racconto. Questo era stato scritto qualche anno fa e mi è sembrato adatto a questa casa editrice per le tematiche che tratta. Sono ben felice di aver dato il mio piccolo contributo. L’obbiettivo di “Pennablù” è la ridicolizzazione della sottucultura camorristica ed una riflessione sulla trasmissione del pensiero mafioso”.

La Marotta&Cafiero editori nasce nel 1959 a Posillipo grazie ad Alberto Marotta.

In breve tempo diventa una delle più importanti realtà napoletane e italiane. Tra gli autori pubblicati ricordiamo il premio Nobel André Gide e Domenico Rea, tra i curatori delle collane Salvatore Quasimodo. Nel 2010, dopo 50 anni sotto la guida della famiglia Marotta, l’impresa viene regalata a Rosario Esposito La Rossa e Maddalena Stornaiuolo, due diciannovenni, che trasportano la storica sede di Posillipo nel quartiere di periferia di Scampia, trasformandola in una casa editrice indipendente “terrona Made in Scampia” dedicata ad Antonio Landieri, vittima innocente di camorra, ragazzo disabile di 25 anni ucciso per errore a Scampia durante una faida tra clan.

“Siamo spacciatori di libri, stampiamo letteratura stupefacente, narrativa civile, storie dei Sud del mondo – raccontano i titolari - Libri completamente ecologici su carta riciclata certificata, con inchiostri non inquinanti e colle senza plastificanti, a km 0, ad alta leggibilità. Siamo un’azienda Pizzo Free, un’impresa che non paga il pizzo. Abbiamo aperto la prima libreria di Scampia e Melito: La Scugnizzeria, la casa degli scugnizzi, una Piazza di Spaccio di Libri. Dal 1959 eruttiamo libri all’ombra del Vesuvio, abbiamo pubblicato gente del calibro di Daniel Pennac, Stephen King, Osvaldo Soriano, Antonio Skármeta, Raffaele La Capria, Ernesto Che Guevara. Ci dicevano che avremmo chiuso dopo qualche settimana perché a Scampia nessuno legge e noi per dispetto abbiamo pubblica Günter Grass: un Premio Nobel per la Letteratura – proseguono - I nostri libri possono essere letti, guardati, ascoltati, scoperti. Libri multigenerazionali, con lettura multidirezionale, “libridi” più che libri. Nei nostri volumi troverete diverse tonalità della scala di grigio, la realtà aumentata, colonne sonore, link ipertestuali, foto, anaglifi, illustrazioni, infografiche e tanto altro. Libri fatti con amore a Scampia. Una volta, quando qualcuno di quest’area aveva bisogno di un libro, sia esso scolastico sia di lettura, doveva necessariamente prendere la metro ed arrivare fino a Napoli per poter trovare una libreria. Per questo abbiamo deciso che era necessario donare a questo territorio un’opportunità. Nel tempo questo spazio si è ingrandito, è diventato, oltre che una libreria, la sede di due case editrici “terrone”, una scuola di recitazione ed anche un equobar, al fine di poter essere per i ragazzi un centro nevralgico in cui poter essere accolti e, spesso, poter rappresentare per loro quella chance che troppe volte è mancata ai giovani di questo posto. All'interno del nostro spazio abbiamo allestito una piccola radio ed un banco di registrazione che ci piacerebbe potesse diventare un deposito della memoria, vorremmo registrare la loro voce mentre leggono un libro al fine di permettere a quanti non ne hanno mai avuto o, non hanno più, la possibilità di compiere quel magico gesto che è leggere un libro”.


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