Roma sotto tiro, la squadra di De Rossi ha subìto una media di 23 conclusioni a gara: stanchezza ma anche errori dei singoli

Pesano anche le rotazioni limitate in mediana

Roma sotto tiro, la squadra di De Rossi ha subìto una media di 23 conclusioni a gara: stanchezza ma anche errori dei singoli
di Stefano Carina
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Mercoledì 15 Maggio 2024, 07:32 - Ultimo aggiornamento: 16 Maggio, 10:09

ROMA Una volta può essere un caso. Due pure. A tre si inizia ad avere qualche sospetto. Ma se accade per cinque volte consecutive, Agatha Cristie («Un indizio è un indizio, due sono una coincidenza, ma tre fanno una prova») si sarebbe messa in moto già da tempo. La flessione della Roma nelle ultime gare di campionato e coppa, si riflette nelle conclusioni subite dai giallorossi dalla trasferta di Napoli in poi. Tra la gara disputata al Maradona (27), passando per il doppio confronto con il Bayer Leverkusen (19 e 32) e proseguendo per Juve (16) e Atalanta (24), Svilar ha visto concludere gli avversari verso la sua porta la bellezza di 118 volte. Sì, avete letto bene: 118. La media è di 23,6 tiri a partita. Vien da sé che ogni conclusione subita non corrisponda ad un'occasione da rete, ergo non tutti questi tiri sono stati pericolosi. Trasferendoli però all'analisi degli expected goal (dato che misura la probabilità di un tiro di diventare un gol), gli avversari dei giallorossi nell'ultimo mese hanno spesso viaggiato sul filo delle due reti, se non oltre: 3,8 il Napoli, 2,07 con il Bayer all'Olimpico, 1,36 contro la Juventus, 3,04 sempre i tedeschi ma nel match di ritorno e 3,12 domenica scorsa a Bergamo. Un tiro al bersaglio che ha messo in luce Svilar, sempre tra i migliori (se non il migliore) negli ultimi tempi. E ieri la Uefa ha ufficializzato come il portiere serbo sia il primo per parate in Europa League con 54 salvataggi (12 solo nel ritorno contro il Leverkusen). Alle sue spalle ci sono Lunev (44), Pau Lopez (40), Vindahl (36) e Kovar (34).

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COSA È ACCADUTO

Partiamo da un presupposto: De Rossi oltre ad essere un tecnico propositivo è sempre stato attento alla fase difensiva.

Anche se Daniele ci ride su, non sarà magari stato «uno scienziato» (cit.) ma la mossa di El Shaarawy a Milano, nel match di andata contro il Milan nei quarti di Europa League, è stata propedeutica proprio ad arginare la fascia sinistra del Milan (Theo Hernandez-Leao). E a pensarci bene, anche la difesa a tre di Leverkusen, anche se poi gli effetti (complice il ko di Spinazzola) sono stati altri, era dettata dalla volontà di blindare le fasce, fattore decisivo nello 0-2 dell'Olimpico. Tuttavia quando si subisce così tanto (era già accaduto a Frosinone e Lecce, con 25 e 27 conclusioni contro), il problema più che nella difesa va cercato qualche metro in avanti. Perché magari ci può essere l'errore del singolo (Karsdorp con il Bayer, Mancini contro l'Atalanta) ma se gli avversari arrivano da tutte le parti, qualcosa tra fasce e mediana non funziona.

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Non può essere quindi un caso che il trio Cristante-Paredes-Pellegrini in quattro di queste cinque partite ravvicinate (a Napoli l'argentino era squalificato) sia stato sempre schierato dal 1’. E cinque gare in 14 giorni di questo livello sono troppe, anche per calciatori così esperti. Ed è qui - al netto di possibili e ulteriori accorgimenti tattici - che bisognerà intervenire in estate. Perché va bene le ali, il terzino destro, il sinistro (se Spinazzola saluterà) ma confermando Bove - che negli ultimi tempi ha trovato meno spazio rispetto alla prima parte di stagione, nonostante abbia dimostrato, leggi Bergamo, di poter essere molto utile - nel prossimo mercato sarà fondamentale l'arrivo almeno di una mezzala che possa alternarsi, insieme a Edoardo, con i tre titolari. Aouar e Sanches, al di là delle carezze mediatiche di De Rossi, sono stati irrimediabilmente bocciati. L'algerino in questo tour de force non è mai entrato. Il portoghese - al netto dell'ultimo stop contro l'Atalanta - ha giocato 22 minuti a Napoli, provocando suo malgrado il rigore del provvisorio 2-1. In campionato ha racimolato appena 148 minuti, falcidiato dagli infortuni. Un’ossessione, quella dell’ex ds Pinto, pagata cara.

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