Per lungo tempo il clichè che "tanto governò solo 33 giorni" ha fatto da tappo al peso intellettuale e alla ricchezza del pensiero di Papa Luciani che solo oggi, dopo tanto, fuoriesce grazie al lavoro certosino e alla tenacia di una donna. In questi ultimi quindici anni ha lavorato dietro le quinte, con una forza degna di un generale di brigata, sfidando il mainstream, appianando diverse beghe ecclesiali e coinvolgendo progressivamente accademici di primo livello. Si chiama Stefania Falasca, giornalista e scrittrice, amica personale di Papa Francesco, una delle rare postulatrici esistenti ma soprattutto unica postulatrice della causa di beatificazione (e canonizzazione) un Papa.
La ricerca
La sua attenzione e la ricerca teologica, pastorale e scientifica degli scritti di Luciani risale a periodi non sospetti, quando lavorava per il mensile 30 Giorni, una trentina di anni fa. E' grazie alle sue pubblicazioni sul beato Luciani che il Vaticano ha potuto smontare definitivamente quella fake news complottista che circolava da almeno quarant'anni e descriveva l'improvvisa morte del pontefice come il frutto di una cospirazione interna e non di un attacco di cuore.
Le lettere immaginarie del futuro Papa Giovanni Paolo I che scriveva sul Gazzettino di Venezia
Falasca ha pure smontato il cliché stantio del “Papa del Sorriso” il cui pensiero è risultato poi – anche in questo caso, carte alla mano - effettivamente più complesso, straordinario, multiforme e per certi versi profetico. C'è voluto un gran lavoro scientifico. Nel silenzio, in questi ultimi quindici anni accanto a Falasca diverse figure a diversi livelli hanno operato congiuntamente a lei per raccogliere tutto il patrimonio intellettuale lasciato dall'ex Patriarca di Venezia, fino a quel momento sparpagliato in diverse parti del mondo e in diverse diocesi. Ne valeva la pena, Luciani si è rivelato un intellettuale coltissimo, sfaccettato, una figura certamente molto più complessa e ricca di quel santino semplificato che era stato racchiuso in pochi fatti di colore come il presunto giallo delle ultime ore, il pittoresco sorriso amabile o le sue origini contadine e venete.
Luciani è stato un vescovo che credeva tantissimo nel ruolo sociale e pastorale dei mass media e lui stesso con il Gazzettino di Venezia ha avuto un proficuo rapporto di collaborazione sotto pseudonimo, quando era cardinale, in tempi in cui non era scontato azzardarsi a firmare pezzi per quotidiani laici. Stefania Falasca che nel frattempo ha fatto creare una fondazione vaticana dedicata a Giovanni Paolo I ha organizzato a Venezia un convegno per presentare l'ultimo volume scientifico della serie, intitolato «Illustrissimi», alla presenza dei cardinali Pietro Parolin e Josè Tolentino da Menconca. Si tratta di una raccolta di quaranta lunghe lettere immaginarie pubblicate negli anni in cui era Patriarca e destinate a personaggi storici, biblici, ignoti pittori, santi e persino un orso, personaggi del mito. Così la voce di san Tommaso d'Aquino si trova unita a quella di Gargantua, quella di sant'Agostino a Sancio Panza o quella di san Francesco di Sales a Pinocchio. Un mescolarsi di umile e sublime, erudizione e chiarezza, sacro e profano. Emblema di una formazione vastissima e della scelta del servo humilis, di dialogo tra le carte e i libri dell'Archivio privato e della Biblioteca di Luciani” spiega Falasca.
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Nel frattempo Falasca ha spinto per la Fondazione Vaticana Giovanni Paolo I dando vita a un ente destinato ad approfondire la figura, il pensiero, gli insegnamenti di Giovanni Paolo I e promuoverne lo studio. Il Presidente della Fondazione, di nomina pontificia, è il cardinale Pietro Parolin. Le finalità sono compiere ricerche, tutelare il patrimonio culturale che ha lasciato, promuovere convegni, istituire borse di studio, curare l'attività editoriale.