Roma, il lavoro nei supermercati? «Turni infiniti e precarietà». Il report: compensi non
pagati regolarmente o versati in nero

Oltre un terzo degli intervistati è assunto con un contratto a tempo determinato

Il lavoro nei supermercati? «Turni infiniti e precarietà». Il report: compensi non pagati regolarmente o versati in nero
di Federica Pozzi
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Mercoledì 24 Aprile 2024, 06:10

«Le grandi strutture commerciali si polverizzano, stiamo andando sempre di più verso fenomeni di esternalizzazione, gestione in franchising». È da qui, secondo il presidente di Uiltucs, Alessandro Contucci, che iniziano i problemi legati alle condizioni lavorative dei dipendenti nella grande distribuzione alimentare, in particolare nei super e ipermercati di Roma e del Lazio. Un sospetto che l’organizzazione sindacale ha voluto approfondire tramite un report, di cui è stato incaricato Roberto Baldassari, professore di Strategie delle ricerche di mercato e di opinione all’Università degli studi RomaTre, che ha fatto emergere alcune anomalie a livello di compensi, non sempre pagati regolarmente o consegnati fuori busta paga, e di rapporti di lavoro con i superiori.

Sono stati 1.023 i lavoratori maggiorenni della grande distribuzione organizzata ad essere intervistati. «Questa ricerca vuole essere un atto di incoraggiamento a denunciare situazioni lavorative anomale, ma anche di sensibilizzazione. Per questo da oggi (ieri, ndr.), è partita all’interno delle metropolitane della città una campagna grazie alla quale, inquadrando un qrcode, è possibile accedere a un sito in cui denunciare episodi anomali», spiega Contucci.

LA DENUNCIA

Poche le persone che si sono rivolte all’organizzazione sindacale per denunciare, tra queste un 33enne romano, Alessio, che ha voluto raccontare l’odissea vissuta nei sei anni di lavoro all’interno di una catena di supermercati della Capitale. La sua esperienza inizia nel 2017, quando viene chiamato a lavorare per un supermercato con un contratto effettuato tramite una cooperativa, dopo cinque mesi viene mandato via per problemi economici dell’azienda, per poi tornare in maniera stabile dal 2019. «Avevo contratti che venivano rinnovati ogni tre mesi ma non li avevo mai in mano, non sapevo neanche per quale cooperativa lavorassi», racconta Alessio. «Spesso la cooperativa cambiava nome e mi ritrovavo a prendere 300 in meno in busta che mi venivano integrati come bonus, in nero, per arrivare alla cifra mensile pattuita, 1.200 euro.

Non c'erano mai gli straordinari, non avevo una tabella di orario, lavoravo sempre 12 ore al giorno». Sono solo alcune delle anomalie dell’esperienza lavorativa del giovane, che viene spostato da un supermercato a un altro «senza preavviso, a volte senza neanche un giorno di riposo a settimana». Fino a quando, dopo un anno e mezzo di contratto a tempo indeterminato, sempre tramite cooperativa, «mi lasciano a casa per due mesi senza motivo», passati i quali «mi hanno licenziato per assenza ingiustificata».

IL REPORT

Il 36,1% dei lavoratori intervistati dice di aver firmato un contratto a tempo determinato, il 27,3% a tempo indeterminato, il 20,3% a chiamata, l'8,1% come stage, il 5,4% con rapporto interinale e il 2,8% in forma di apprendistato. Il 64,2% dei lavoratori poi lavora in part-time, sia esso verticale o orizzontale, e il 64,1% degli intervistati dichiara di lavorare dalle 20 alle 40 ore settimanali e non sempre, secondo il 50,2%, passano le 11 ore previste fra la fine di un turno e l'inizio dell'altro. Il 27,6% dei lavoratori afferma inoltre che le ore di straordinario o i giorni festivi vengono pagati fuori busta o comunque non regolarmente. A subire questo trattamento sono, nel 67,3% dei casi, le donne e, nel 48,1% dei casi, giovani dai 18 ai 24 anni. Una pratica che fa il paio con quella che devono subire i cosiddetti esternalizzati: il 54,2% delle persone con contratti di questo tipo ha infatti una paga diversa, con un delta fra maggiore e minore pari al 16,4%.

Altro punto dolente riguarda la regolarità della corresponsione mensile dello stipendio che, per il 41,9% degli intervistati, non viene sempre retribuita regolarmente. La sicurezza sul lavoro è l'ulteriore capitolo su cui la ricerca del professor Baldassari ha voluto puntare i riflettori. L'87,8% degli intervistati, ovvero una stragrande maggioranza, afferma che sui luoghi di lavoro vengono rispettate le norme di sicurezza, salute e prevenzione. Con un neo: il 12,2% infatti dichiara di non essere stato informato sulle normative vigenti. Infine, il rapporto con i superiori: non sereno per il 23%, sereno per il 29,9% e normale per il restante 47,1%.

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