Serie B, Fabio Pecchia si gode la terza promozione: «Il mio giovane Parma è stato fantastico. Ora resto, c'è un progetto»

Intervista al tecnico che ha riportato i ducali in A dopo tre anni. Aveva già guidato da vincente Verona e Cremonese

Serie B, Fabio Pecchia si gode la terza promozione: «Il mio giovane Parma è stato fantastico. Ora resto, c'è un progetto»
di Massimo Boccucci
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Venerdì 3 Maggio 2024, 15:20

Parma città felice e Fabio Pecchia è il suo profeta. Aver ritrovato la Serie A, dopo tre anni, è quello che tutti volevano e aspettavano dall’arrivo del cinquantenne mister promozioni, visto che in Serie B ne ha già ottenute tre, con il Verona nel 2017 e la Cremonese due stagioni fa prima di quest’ultima. La matematica ha premiato con l’1-1 del San Nicola mercoledì scorso contro il Bari (vantaggio di Bonny, pari pugliese del capitano Di Cesare) e la contestuale sconfitta del Venezia a Catanzaro per 3-2 al 96’. Ducali in paradiso con 74 punti in 36 partite passando attraverso 21 vittorie, 11 pari e 4 sconfitte, 64 gol segnati e 33 subiti. In piazza Garibaldi è esplosa la festa, aspettando la squadra, con l’applausometro schizzato per il presidente Kyle Krause e l’allenatore tra cori, fumogeni, canti e balli nonostante la pioggia.

Mister, riportare il Parma in Serie A era una missione da compiere a tutti i costi?
«È l’obiettivo che ci siamo posti fin dall’inizio e che è stato raggiunto.

Siamo partiti l’anno scorso e ci siamo arrivati adesso con un grandissimo percorso. Siamo contenti e soddisfatti per quanto è stato costruito e realizzato».

Cosa vi siete detti con il presidente Krause?
«Ci siamo abbracciati a lungo, come poi ho fatto con tutti. Siamo entrambi felici, la volevamo fortemente questa promozione. Da quando è arrivato ha in mente questo traguardo che è frutto del lavoro di gruppo, di staff e di società. È la vittoria del club, ciascuno ha dato il massimo nel proprio ruolo».

Quando ha capito che la promozione dipendeva solo da voi?
«Nelle ultime 8 partite avevamo un margine abbastanza ampio, anche se gli avversari non mollavano mai e continuavano a tenere un ritmo piuttosto alto. Prima della gara col Lecco il gruppo aveva la sensazione che, facendo il nostro, ci saremmo arrivati».

Ha una dedica speciale?
«La felicità è da condividere con la mia famiglia, per una vittoria che tutti devono sentirsi dentro avendo fatto parte di questo progetto. Ognuno ha messo un tassello importante».

Siete stati sempre in testa, meglio fare la lepre?
«Sul piano psicologico è stata una bella sfida, eravamo davanti con il vantaggio dei numeri e la spinta di chi ci seguiva. La squadra ha avuto forza e solidità anche mentale. È stata una sfida non solo di valori tecnici, fisici e tattici ma pure psicologici. Cremonese, Venezia e Como non si sono mai sottratte, poi alternandosi nell'inseguirci senza permetterci il lusso della distrazione. Siamo stati sul pezzo, sempre».

L’aspetto più bello di quest’avventura?
«Ci sta il gruppo alla base di una bella impresa. La chiave direi l’entusiasmo e la leggerezza dei ragazzi, li ho apprezzati tantissimo e ci hanno aiutato nelle varie fasi della stagione».

A Bari il gol che ha preparato la festa l’ha segnato Bonny, classe 2003: il marchio di un giovane l’inorgoglisce ancora di più?
«In una squadra che è forse la più giovane della B, è stato fatto un lavoro d’insieme. L'impostazione che abbiamo dato mi gratifica e rende orgoglioso, vale per me come per il club e la piazza».

Non avete il superbomber anche se Man e Benedyczak sono arrivati comunque in doppia cifra, in un gruppo con 14 giocatori diversi a segno.
«Eravamo legati a un’idea e una filosofia di gioco che ha reso tutti partecipi. La squadra ha sempre mantenuto la sua identità e i numeri da collettivo ci hanno portato fin dove volevamo».

L’ambiente come e quanto vi ha spinto?
«Determinante la partenza, che poi è stata l’ultima doppia sfida della stagione scorsa contro il Cagliari quando siamo usciti dai playoff e la città si è stretta attorno ai ragazzi. Lì è scattato tutto ciò che è venuto dopo».

Ha conquistato la terza promozione dalla B: storie tutte diverse tra loro?
«Ogni storia ha il suo fascino, con le difficoltà, per un epilogo straordinario quando si vince e si festeggia. Verona la più difficile, Cremona la favola, Parma la cavalcata fantastica».

Ha lasciato Cremona dopo averla portata in A: stavolta rimarrà?
«Sì, resto qui e con grande entusiasmo. C’è la voglia, c'è un progetto».

Ha già in mente il nuovo Parma?
«Mancano ancora due partite, per me e i ragazzi il campionato non è finito»

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