Dimenticate il detto evangelico di Matteo. Anzi aggiornatelo col ricorso a un avverbio. «Chiedete bene e vi sarà dato». Che i risultati siano assicurati lo garantisce un divulgatore, consulente aziendale, esperto di linguistica cognitiva, autore di svariati saggi e romanzi di successo, fondatore di un istituto di ricerca sulle interazioni umane, lo HCE Research Institute, nonché star dei social network, dai quali dispensa consigli a gratis su come cambiare la realtà usando semplicemente parole diverse per descriverla e orientare il cervello verso i giusti binari della vita. Per esempio, non iniziate mai una telefonata con «Ti disturbo?». La sola parola maldispone l’interlocutore generando nel cervello fastidio, ansia, apprensione. Dunque meglio domandare «Sei libero?» e la parola «libertà» basterà ad aprire le porte di un ascolto empatico.
Se è vero che la realtà è solo ciò che della realtà che noi riusciamo a vedere, è anche vero che noi riusciamo a vedere solo quello che riusciamo a dire. A partire da questo generale assunto, Paolo Borzacchiello nel suo ultimo libro (Chiedi bene e ti sarà dato. Le domande che ti cambiano lo sguardo, la mente, la vita, Mondadori editore) offre ai lettori un manuale accattivante per determinare con le parole giuste la nostra percezione del reale, e dunque innescare la crescita interiore e il miglioramento di sé. Bando alla saggistica e alla noia della teoria con i capitoletti suddivisi in paragrafi e sotto paragrafi. Con vena istrionica nei 18 capitoletti del libro, Borzacchiello inscena suggestivi dialoghetti immaginari, per poi passare all’analisi e alla dimostrazione. Ecco per cominciare l’errore di comunicazione n.1 della manager in carriera, madre apprensiva e così severa da non far sconti ai figli in fatto di disciplina, atteggiamento mentale e parlar bene.
«Fai così» dice al figlio, stressatissima. Ingiunzione alla quale il figlio potrà controbattere: «Che succede poi di bello o di brutto se ti comporti sempre così con me?». Se la madre insiste ossessiva: «Lo faccio per il tuo bene, perché tu possa avere il meglio della vita», il figlio le lancerà l’altra domanda capestro: «Non potresti ottenere lo stesso risultato in un altro modo?».
Le parole cambiano i pensieri
Le parole cambiano i pensieri, e i pensieri fanno percepire la realtà in un altro modo.
I casi sono infiniti. Oltre le difficoltà relazionali ci sono quelle psicologiche, c’è il sadismo che infliggiamo a noi stessi, mettendo la barra troppo altra, fissandoci sull’invidia suscitata dai nostri successi, vedendo ovunque nemici, avversari, ostacoli alla nostra realizzazione, quando il mondo, in realtà, resta per lo più indifferente alle nostre gesta, per quanto infime o gloriose esse siano. Il fatto è, e Borzacchiello lo dimostra, che solo nei nostri pensieri noi ci poniamo al centro del mondo. Ma appena cambiamo le parole con cui plasmiamo i nostri pensieri, cambia la prospettiva dalla quale guardare il mondo e dunque agire. Ed è questa la strada maestra, se non per avvicinarsi alla felicità, per attingere a un benessere pieno e consapevole, e magari riuscire a realizzare anche i nostri sogni più segreti.