Unicredit nella trappola russa: sequestrati beni e conti per 463 milioni. La decisione della Corte di San Pietroburgo

La Corte di arbitrato di San Pietroburgo e della regione di Leningrado ha ordinato il sequestro di asset della controllata russa di UniCredit, UniCredit Bank Jsc, e di UniCredit Bank Ag (Monaco)

Unicredit nella trappola russa: sequestrati beni e conti per 463 milioni. La decisione della Corte di San Pietroburgo
di Rosario Dimito
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Sabato 18 Maggio 2024, 06:47 - Ultimo aggiornamento: 19 Maggio, 13:36

Dopo la nazionalizzazione delle attività della Ariston in Russia, dal mondo di Mosca arriva un altro colpo basso all'Italia, con il blocco di 463 milioni di euro a Unicredit che, nel giro di un mese, ha visto capovolgersi la situazione. La Corte di arbitrato di San Pietroburgo e della regione di Leningrado ha ordinato il sequestro di asset della controllata russa di UniCredit, UniCredit Bank Jsc, e di UniCredit Bank Ag (Monaco). È quanto riporta l'agenzia di stampa russa Interfax, evidenziando che si tratterebbe di misure provvisorie nell'ambito della causa intentata da RusChemAlliance, joint venture tra Gazprom e Rusgazdobycha contro Unicredit bank ag. Va detto subito che il ministero degli Affari Esteri sta seguendo il caso. Lo riferiscono fonti della Farnesina secondo cui anche questa disputa verrà affrontata nella riunione immediatamente convocata lunedì prossimo del tavolo Russia, attivato dal ministro Antonio Tajani con le aziende e le istituzioni impegnate nel mercato russo.

IL MONITORAGGIO

Il tribunale russo ha ordinato il sequestro di asset tra i quali titoli, proprietà immobiliari, fondi, incluse le partecipazioni in UniCredit Leasing Llc e UniCredit Garant Llc.

Non c'è nessun sequestro della banca. UniCredit, che sul rischio Russia ha accantonato 850 milioni, fa sapere che «è stata informata dei recenti sviluppi del contenzioso pendente presso il tribunale russo fra RusKhimAlyans contro Uc GmbH ed AO Uc Bank chiamata in causa dalla parte attrice: il provvedimento cautelare ha ad oggetto solo alcuni beni sufficienti a soddisfare le pretese della parte attrice in caso di vittoria e non toccano quindi Uc AO Bank nella sua totalità». «La vicenda sarà oggetto di ulteriori analisi e monitorata con attenzione», conclude il comunicato di UniCredit. Gae Aulenti è una delle banche garanti di un contratto tra una azienda russa e una tedesca, rescisso a causa delle sanzioni occidentali.

PUNTO A FAVORE

La vicenda nasce dallo stop alla costruzione di un impianto di trattamento del gas nella regione di Leningrado deciso dalla società tedesca Linde (che era all'opera sul progetto con RusChemAlliance e Renaissance Heavy Industries) per non violare le sanzioni Ue. In conseguenza di questo, le banche garanti, tra cui UniCredit, si sono rifiutate di effettuare pagamenti a RusChemAlliance perché avrebbero potuto violare le sanzioni europee. La società russa ha quindi citato in giudizio, oltre a UniCredit anche le altre banche come Deutsche Bank, Commerzbank, Bayerische Landesbank e Landesbank Baden-Wurttemberg.
Il sequestro di ieri rientra in una vicenda che un mese fa aveva segnato un punto a favore di Gae Aulenti contro il gigante del gas Gazprom. Lo scorso anno Ruskhimalyans, una controllata del gruppo di Mosca, aveva intentato un maxi-contenzioso contro la banca italiana per ottenere 45,7 miliardi di rubli, ossia 430 milioni di euro.

Al centro della contesa c'era un progetto nel porto baltico di Ust-Luga bloccato dalle sanzioni Ue varate in seguito all'invasione dell'Ucraina. Dopo lo stop Unicredit si è rifiutata di pagare le garanzie bancarie collegate al progetto, dando vita a uno scontro aperto con la controllata di Gazprom. Iniziative simili sono state prese anche contro altri istituti coinvolti nell'iniziativa, cioè le tedesche Deutsche Bank e Commerzbank rispettivamente per 210 e 7,5 milioni di euro. Inizialmente il procedimento era stato affidato alla Corte di Arbitrato di San Pietroburgo e della regione di Leningrado ma Unicredit ha ottenuto un'ingiunzione a Londra, impedendo a RusKhimAlyans di portare avanti la causa in Russia.

IL CONTRATTO

RusKhimAlyans, Linde e Renaissance Heavy Industries hanno siglato il 9 settembre 2021 a San Pietroburgo, un contratto per la costruzione di un impianto di liquefazione del gas naturale all'interno del Gas Processing Complex vicino a Ust-Luga (GPC, parte del complesso per il trattamento del gas contenente etano; l'operatore gpc è Ruskhimalyans, una joint venture di Gazprom e RusGazDobycha).
Il documento fu siglato alla presenza di Alexey Miller, presidente del comitato di gestione di Gazprom, e Wolfgang Reitzle, presidente del consiglio di amministrazione di Linde. La tecnologia brevettata in Russia da Gazprom e Linde sarà utilizzata direttamente per la liquefazione del gas, come si evince dal messaggio di Gazprom. In particolare, il consorzio Linde e Renaissance Heavy Industries sarà responsabile di progettazione, fornitura di attrezzature e materiali, costruzione e installazione di due linee tecnologiche con una capacità totale di 13 milioni di tonnellate di GNL.

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