Redditometro, divisioni nel governo. Forza Italia e Lega si smarcano. Leo: «Nessun ritorno a vecchio meccanismo»

Il viceministro relazionerà al cdm. Gli azzurri: "Noi da sempre contrari"

Redditometro, divisioni nel governo. Forza Italia e Lega si smarcano. Leo: «Nessun ritorno a vecchio meccanismo»
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Martedì 21 Maggio 2024, 15:46 - Ultimo aggiornamento: 16:44

Il fisco torna a mettere sotto la lente le capacità di spesa dei contribuenti per risalire ai loro redditi: dalle spese per l'auto a quelle per la casa, dal costo delle utenze a quelle per il possesso di barche. Scatta di nuovo il possibile utilizzo del redditometro, uno strumento che il fisco utilizza per risalire al reddito presunto dei contribuenti-persone fisiche. Era stato sospeso nel 2018 e il decreto che lo riattiva a partire dai redditi 2016 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale e firmato da vice ministro all'Economia, Maurizio Leo, quota Fratelli d'Italia. Ma gli alleati di governo storcono il naso.

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Redditometro, divisioni nel governo

«Forza Italia è sempre stata contro il redditometro», rispondono fonti del partito interpellate sul possibile utilizzo del redditometro.

Tra gli azzurri trapela perplessità sulla misura e i dirigenti azzurri, a quanto si apprende, stanno verificando cosa sia successo con il governo per capire il motivo di questa misura. Misura che, spiegano le stesse fonti, «confliggerebbe con il provvedimento del concordato preventivo contenuto nella delega fiscale».

Ancora più esplicito il capogruppo di FI al Senato Maurizio Gasparri: «Rimettono il redditometro? Non credo proprio...».

La posizione della Lega

«Mi sembra di capire che sia un provvedimento fatto dal viceministro Leo quindi chiedete a FdI». Così interpellato dall'ANSA il capogruppo della Lega in Senato, Massimiliano Romeo, in merito alla misura sul redditometro. «La trovo solo un po' strana come proposta, perché noi del centrodestra siamo stati sempre stati critici su questi strumenti», ha aggiunto il senatore. 

La precisazione di Leo

«Il centrodestra è sempre stato contrario al meccanismo del «redditometro» introdotto nel 2015 dal governo Renzi. Il decreto ministeriale pubblicato in questi giorni in Gazzetta mette finalmente dei limiti al potere discrezionale dell'amministrazione finanziaria di attuare l'accertamento sintetico, ovvero la possibilità del fisco di contestare al contribuente incongruenze fra acquisti, tenore di vita e reddito dichiarato. Potere previsto dall'ordinamento tributario fin dal 1973», afferma il viceministro dell'Economia, Maurizio Leo, in una nota, per mettere in chiaro la sua posizione.

«Nel dettaglio, con il nostro decreto, siamo intervenuti per correggere una stortura che si è creata nel 2018, quando il governo Conte 1 ha abolito il D.M. 16 settembre 2015, il cosiddetto «redditometro», del governo Renzi e aveva contestualmente stabilito che si dovesse emanare un nuovo decreto con dei paletti precisi a garanzia del contribuente, in modo da limitare al minimo il contenuto induttivo dell'accertamento, e privilegiando sempre il dato puntuale a garanzia del contribuente. Purtroppo, quel decreto non è mai stato emanato e, invece di favorire il contribuente, si è creato un vuoto nei limiti all'azione dell'amministrazione finanziaria nell'applicazione dell'accertamento sintetico, introducendo di fatto un meccanismo di redditometro permanente e senza alcuna limitazione», spiega Leo. «Dopo sei anni, il governo di centrodestra è finalmente intervenuto e ha emanato un decreto, preventivamente condiviso con le associazioni dei consumatori, l'Istat e il garante della privacy, che fissa dei paletti precisi a garanzia del contribuente e introduce, tra le altre cose, anche un doppio contraddittorio obbligatorio. Dunque, non c'è alcun ritorno al vecchio redditometro ma solo più garanzie per i contribuenti. In più, il centrodestra conferma l'impegno per combattere i grandi evasori fiscali, in un contesto di totale rispetto dei diritti dei contribuenti».

Il viceministro dell'Economia Maurizio Leo, si apprende da fonti di Palazzo Chigi, ha concordato con la Presidenza del Consiglio di relazionare al prossimo Consiglio dei ministri in merito al contenuto del decreto ministeriale 7 maggio 2024 che introduce limiti al potere discrezionale dell'Amministrazione finanziaria di attuare l'accertamento sintetico. Le stesse fonti sottolineano che l'emanazione del decreto, stabilita dal Governo Conte 1 ma mai attuata, era attesa da più di sei anni per regolare l'effettivo superamento del cosiddetto 'Redditometro' introdotto dal Governo Renzi nel 2015.

Fratelli d'Italia

«Mi pare che la politica fiscale del governo Meloni si identifichi di più con gli altri provvedimenti che stiamo attuando, il redditometro non è certo la pietra miliare della nostra politica. Se qualcuno vuole puntualizzare benissimo, ma un conto è evidenziare qualche critica e un altro conto dire 'il provvedimento è del viceministro Leo, chiedete a Fratelli d'Italia'». Lo dice, parlando con l'Adnkronos, il deputato di Fdi e presidente della Commissione Finanze della Camera Marco Osnato, a proposito dei malumori di Forza Italia e Lega per il ritorno del 'redditometro', dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto ministeriale che riattiva lo strumento a partire dai redditi 2016.

«I provvedimenti - rimarca Osnato - sono tutti collegiali, nessuno attribuisce a Giorgetti la paternità esclusiva delle misure sul superbonus. Ci vuole serenità, siamo in campagna elettorale, è giusto far valere le proprie ragioni ma ricordiamoci che siamo una coalizione. Non penso che domani vedremo Leo col fucile puntato contro i contribuenti». «Ripeto, un conto è criticare e un altro pensare di essere ognuno delle isole rispetto al resto del governo. In passato anche noi abbiamo appoggiato provvedimenti non sempre totalmente sovrapponibili alle politiche di Fdi...», osserva ancora il presidente della Commissione Finanze.

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