Sanità, caos liste d’attesa: una nuova Authority vigilerà sulle Regioni. La strategia Meloni verso le Europee

L'agenda del governo prima del voto, il piano per sbloccare la sanità

Sanità, caos liste d’attesa: una nuova Authority vigilerà sulle Regioni. La strategia Meloni verso le Europee
di Francesco Malfetano
5 Minuti di Lettura
Lunedì 13 Maggio 2024, 00:15

«La priorità va alle liste d’attesa». Giorgia Meloni lo ha già chiarito a tutti, uno degli interventi centrali che il governo dovrà portare a casa prima delle Europee, è quello che non fatica a definire «uno dei temi più sentiti dai cittadini». Ed ecco che allora nella mezza dozzina di provvedimenti che approderanno nei cdm del 20 e del 29 maggio, c’è proprio il decreto legge a cui lavora ormai da settimane il ministro della Salute Orazio Schillaci.

Accanto all’aumento della spesa per le assunzioni del personale (in attesa dell’abolizione del tetto che arriverà a fine anno) e ad alcuni incentivi per valorizzare maggiormente i giovani specializzandi, si introdurrà anche un’attività di controllo sugli sforzi delle Regioni per ridurre i tempi di accesso alle cure. Ovvero, spiega una fonte ai vertici dell’esecutivo, «una sorta di authority, interna al ministero o nell’ambito dell’Agenas (l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali ndr), che monitori l’utilizzo specifico delle risorse». L’obiettivo è capire quale sia davvero il collo di bottiglia che ha portato nel 2023 4,5 milioni di italiani a rinunciare alle cure (dati Istat): «Dobbiamo avere un quadro chiaro delle richieste che arrivano ad ogni territorio e, sopratutto, di quale sia la capacità del sistema sanitario di soddisfarle».

La certezza, conclude, è che le «Regioni hanno dimostrato una certa inefficienza». Quello della Sanità del resto, è il terreno di scontro scelto da Elly Schlein per combattere la sua battaglia elettorale. Battaglia su cui Meloni non ha alcuna intenzione di cedere il passo.

Se crescono le perplessità sull’opportunità di portare in cdm la separazione delle carriere di giudici e pm prima del voto, all’interno dell’agenda governativa che conduce all’8 e 9 giugno, una norma sul sistema giudiziario potrebbe esserci. Per di più, un testo che a via Arenula c’è chi definisce «un dito in un occhio alla magistratura». È lo sblocco del decreto - già passato in cdm a fine gennaio - che disciplina alcune centinaia di assunzioni dei magistrati onorari e le loro modalità lavorative. Un testo nato come risposta alla procedura d’infrazione europea che, dal 2021, pende sull’Italia per il mancato riconoscimento dei diritti giuslavoristi ai giudici di pace. In estrema sintesi dal decreto originario che serviva ad appianare questa mancanza verrà eliminato (per decreto o con un maxi-emendamento governativo) il vincolo di un limite orario alle loro prestazioni. Un allargamento chiesto proprio dai magistrati onorari nell’ottica di avvicinare la propria figura a quella dei togati (da qui la rabbia dei giudici) su cui ora l’Italia ha ottenuto il via libera da Bruxelles. Del resto entro la fine di maggio dovrebbe andare in cdm anche un altro provvedimento specifico anti-infrazioni, che sblocchi l’impasse creatasi davanti alla Corte Ue per la scelta di avere non una ma due autorità, ministero dell’Economia e Consob, responsabili per il controllo sui revisori legali de conti, e pure per alcune delle 18 procedure di infrazione legate all’ambiente. La discussione è però ancora in corso: difficile non fare cenno alla situazione dei balneari, una delle più complesse per l’esecutivo.

Così come fermo in fase di valutazione è il cosiddetto piano Salva-casa del ministro per le Infrastrutture Matteo Salvini. Il documento presentato alle associazioni di categoria sarebbe anche pronto, Meloni è però perplessa sull’opportunità di avallare prima del voto un testo che possa sembrare un condono. Il rischio dell’effetto boomerang in termini elettorali è infatti considerato dietro l’angolo. E quindi Salvini è al lavoro assieme al Mef per trovare la quadra su una misura “blindata” che possa sostenere il mercato immobiliare.

LE VISITE
La premier in pratica non ha intenzione di compiere mosse avventate. Né sulla giustizia, né sulle infrastrutture né, tanto meno, sui migranti. Tant’è che si considera sul punto di slittare la visita in Albania che si sarebbe dovuta tenere entro fine mese. Meloni continua ad avere in mente di partecipare all’inaugurazione dei due centri di permanenza e rimpatrio di Shengjin e Gjader, tuttavia la loro costruzione ha subito degli intoppi che rischiano di rovinare il piano. Dove non ci saranno ritardi invece - e dove Meloni sarà senza dubbio presente, magari assieme ad una nutrita squadra di governo - è Caivano. Qui la premier tornerà il 27 o il 28 maggio per il taglio del nastro del centro sportivo Delphinia, la palestra trasformata a tempo di record da teatro degli orrori a fiore all’occhiello dal Commissario Fabio Ciciliano. L’obiettivo di Meloni, oltre chiaramente a mostrare vicinanza alla popolazione e al parroco don Patriciello già finito al centro di molte polemiche, è quello di dimostrare la validità del “modello Caivano” imposto anche al suo esecutivo. Un modello esportabile e applicabile anche al Piano Mattei, su cui Meloni - che si prepara ad annunciare altri interventi sulle periferie problematiche d’Italia - punterà molto in vista delle urne.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

© RIPRODUZIONE RISERVATA