Deficit, peggiorano le stime. «Ma l’Italia non è la Grecia». Sul mercato il 2,8% di Eni

Le previsioni della Commissione (+0,9%) migliorano il Pil, ma l’indebitamento sale

Deficit, peggiorano le stime. «Ma l’Italia non è la Grecia». Sul mercato il 2,8% di Eni
di Gabriele Rosana
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Giovedì 16 Maggio 2024, 00:09 - Ultimo aggiornamento: 09:23

L’Europa vede la ripresa dopo mesi di stagnazione, ma sulla schiarita pesano le nubi che si addensano attorno ai conti pubblici italiani. Con deficit e debito proiettati al rialzo tra quest’anno e il prossimo: più che nelle stime del governo - che, intanto, proprio ieri ha messo sul mercato il 2,8% delle partecipazioni in Eni -, e in controtendenza rispetto alla media dell’Eurozona, data in calo. Insomma, una “zavorra” destinata a gravare non poco sui rapporti tra Roma e Bruxelles ora che le regole del nuovo Patto di stabilità sono ai nastri di partenza, in vista di quella che il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni ha bollato come una «calda estate» per le politiche di bilancio dei 27, tra messa a punto delle traiettorie tecniche per il risanamento dei conti (a giugno) e l’invio dei piani di spesa nazionali su 4-7 anni (a settembre). Le previsioni economiche di primavera diffuse ieri dalla Commissione Ue fotografano un andamento «migliore del previsto» per il continente, con il Pil della zona euro a +0,8% nel 2024 e +1,4% nel 2025, mentre alcuni, come i tedeschi, riemergono dalla recessione. La crescita dell’Italia aggiunge così due decimali rispetto alle stime precedenti, di febbraio, e passa per l’anno in corso da 0,7% a 0,9%, poco sopra il valore medio dell’Eurozona e più di Germania (0,1%) e Francia (0,7%), mentre frena lievemente nei successivi dodici mesi, dall’1,2% all’1,1%.

Il rapporto deficit/Pil - che deve essere inferiore al 3% per non incorrere nella tagliola Ue -, invece, è previsto in calo al 4,4% quest’anno, rispetto al 7,4% del 2023, salvo tornare a salire al 4,7% nel 2025.

Ed è quest’ultimo numero a creare, nella mattinata brussellese, un piccolo giallo contabile tra Europa e Italia. Perché il calcolo Ue è superiore di un pieno punto percentuale alle stime tendenziali sul deficit contenute nel Def, il documento di economia e finanza pubblicato dal governo a inizio aprile, che a legislazione vigente e in assenza di nuove misure prevede un disavanzo al 3,7% del Pil.

IL CHIARIMENTO

«Valori non strettamente comparabili», per Gentiloni. La differenza è dovuta al fatto che la Commissione si spinge fino a tener conto degli interventi temporanei in scadenza e non ancora rifinanziati, esclusi dal calcolo del governo, ma che Bruxelles considera ormai come strutturali; in particolare, il taglio del cuneo fiscale. A fronte di questi dati, e al netto di possibili attenuanti, il 19 giugno l’esecutivo Ue confermerà l’apertura di una procedura per deficit eccessivo per 11 Paesi, tra cui l’Italia, il cui rapporto disavanzo/Pil è oltre il 3%. Le raccomandazioni Ue, però, non arriverebbero che a novembre, così da tener conto dei piani pluriennali di bilancio che le capitali dovranno inviare a settembre. Per l’Italia, il trend al rialzo riguarda pure il debito pubblico, che quest’anno sale al 138,6% (dal 137,3% dell’anno scorso) per poi schizzare al 141,7% nel 2025, cioè quasi tre punti percentuali in più che nel Def (138,9%). E questo perché, ha spiegato l’ex premier, nel calcolo Ue «non teniamo conto dell’annuncio del governo relativo alle privatizzazioni di asset pubblici che ammonterebbero allo 0,7% del Pil e per cui ci mancano ancora i dettagli» necessari alla valutazione. Parole arrivate appena una manciata di ore prima che il ministero dell’economia annunciasse di aver avviato una procedura accelerata di raccolta ordini per la cessione di azioni di Eni corrispondenti a circa il 2,8% del capitale sociale della partecipata. Tanto che, in una nota, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha puntualizzato che «le previsioni della Commissione sono in linea con le nostre. Sul debito, purtroppo, gravano per cassa negli anni prossimi gli effetti negativi del Superbonus», mentre le proiezioni Ue «non incorporano gli effetti dei recentissimi provvedimenti che avranno effetti positivi sui conti». Oltre alla "madre" di tutti i bonus edilizi, a pesare sul debito che aumenta c’è la crescita che, seppur positiva, rimane debole, mentre il livello attuale dei tassi porterà, secondo Bruxelles, la spesa per interessi fino al 4% del Pil.

Gentiloni ha comunque escluso la tentazione di scenari apocalittici: «Voglio tranquillizzare tutti che non siamo di fronte a un “rischio Grecia”» per il nostro Paese. Ed è sul Superbonus, atteso oggi alla prova della fiducia al Senato, che ieri si è registrata un’appendice europea alle polemiche italiane: per il commissario, «siamo di fronte a una misura che certamente avrà avuto anche degli effetti positivi, ma che essendo andata fuori controllo è diventata un elemento pericoloso (per i conti, ndr). A nostro avviso, il governo fa bene a porvi rimedio».

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