Estorsione e rapina ad Alba Adriatica, il racconto del sedicenne in aula: «Minacciato con un’arma e picchiato»

Dopo l'aggressione, il ragazzo sarebbe stato costretto a gettarsi nell'acqua del mare gelido

Estorsione e rapina ad Alba Adriatica, il racconto del sedicenne in aula: «Minacciato con un’arma e picchiato»
di Teodora Poeta
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Sabato 11 Maggio 2024, 07:00

Gli hanno teso una sorta di imboscata alla Bambinopoli di Alba Adriatica per costringere l’amico a restituirgli i soldi dell’hashish che aveva comprato a scuola qualche settimana prima, ma che non aveva ancora pagato. E per dargli una lezione, in tre (tra i quali un minorenne giudicato separatamente al tribunale dei minori dell’Aquila) lo hanno pestato, puntandogli pure una pistola alla tempia per minacciarlo, arma risultata poi giocattolo.

La vicenda

È quanto sarebbe stato costretto a subire, a novembre del 2022, un 16enne di Alba Adriatica che ieri ha raccontato in tribunale l’accaduto davanti ai giudici del collegio (presidente Claudia Di Valerio).

Due sono gli imputati, all’epoca appena maggiorenni, entrambi di Martinsicuro, accusati in concorso di estorsione aggravata e rapina. «Quella sera stavo tornando in treno da San Benedetto quando ho ricevuto una telefonata», ha spiegato la giovane vittima. A chiamarlo era stato l’altro ragazzino, per il quale si procede separatamente, che diceva di volerlo incontrare alla Bambinopoli. «Quando sono arrivato ho visto solo lui. Ma era tutto organizzato perché poi mi hanno preso di spalle e mi hanno picchiato». Il 16enne sarebbe stato pestato a calci e pugni e colpito con una canna di bambù. Con lui c’era anche un amico che, però, non lo ha potuto aiutare perché al loro arrivo è stato bloccato da una quarta persona. «Era buio, ma a un certo punto ho sentito anche un tondino sulla tempia, era una pistola», prosegue il giovane. Tutto questo per riavere i soldi dell’hashish, 80 euro si legge nel capo d’imputazione, che lui aveva comprato a scuola, ma non aveva ancora pagato. Oltre alle botte è stato pure minacciato: «Portami i soldi, sennò ti ammazzo». È la frase riferita in aula che gli sarebbe stata detta quando gli è stata puntata la pistola. Un’arma, come si legge nel capo d’imputazione, «poi risultata essere giocattolo». Ma che in quel momento ha terrorizzato il 16enne, costretto poi dal minorenne del gruppo, dopo che gli altri sono andati via, a scavalcare una ringhiera e a buttarsi in mare col freddo dell’inverno. «“Meglio che lo fai tu perché se lo faccio io è peggio”, mi ha detto». Un gesto seguito alla rapina di un portafoglio di Gucci e del cellulare, quest’ultimo poi restituito. Il ragazzo ha ammesso di aver subito quella sera un vero e proprio trauma e di aver poi addirittura lasciato gli studi dopo essersi chiuso in casa. «Quando lo abbiamo visto rientrare – conferma il padre – era tutto bagnato, sporco e in stato confusionale. Inizialmente non ci ha detto niente, ma subito abbiamo chiamato il 118 e poi i carabinieri».

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