E' da diverse e crescenti parti che viene sostenuta l'essenzialità della realizzazione dell'Unione dei mercati dei capitali, anche per gli impulsi che vengono dalle proposte di Mario Draghi e di Enrico Letta e non solo su questa riforma. Si deve comunque tenere presente che di tale Unione si parla, sia pure senza compiere passi concreti, da quando, circa dieci anni fa, è stato lanciato a livello europeo il relativo progetto. Adesso, dopo che se ne è discusso recentemente nel Consiglio Ue, sia pure con posizioni non sempre convergenti, la tesi della riforma ha ripreso forza, partendo dai risultati che la sua attuazione potrebbe conseguire, innanzitutto per una migliore tutela del risparmio, per evitarne il deflusso fuori dall'Europa con l'attrazione di una migliore protezione , e per impiegare questa risorsa per investimenti nell'area al fine del suo sviluppo. Si fanno anche cifre di ipotetici riafflussi, tutte da controllare, quale quella di 33mila miliardi che ora prenderebbero la via degli Usa per l'inadeguatezza del mercato nel Vecchio Continente. Che gli obiettivi indicati di tutela e di impiego del risparmio siano fondamentali è indiscutibile. Naturalmente, gli ostacoli da affrontare non sono pochi e facilmente superabili. Prima ancora, è necessario assolvere ad una precondizione che non è di poco conto: il completamento dell'Unione bancaria, un progetto anch'esso varato circa dieci anni fa con un non esemplare Accordo intergovernativo del quale è stato realizzato compiutamente esclusivamente uno dei tre previsti pilastri, quello dell'accentramento nella Bce della Vigilanza bancaria. Solo parzialmente è stato, invece, attuato il pilastro della risoluzione delle banche in crisi, mancando un'adeguata dotazione di risorse del fondo di risoluzione - che ancora si pensa possa essere aiutato dal Mes in funzione di "paracadute" - mentre l'assicurazione europea dei depositi è di là da venire, considerato che i Paesi cosiddetti frugali pongono condizioni che vanificherebbero l'innovazione della garanzia comunitaria, a cominciare con il voler attribuire ai titoli pubblici un coefficiente di rischio o con il progettare altre misure con gli stessi effetti. Dato il ruolo delle banche nei mercati dei capitali, sarebbe illusorio passare al progetto dell'Unione in questione, lasciando appesa, invece, l'altra Unione, quella bancaria. Poi vanno affrontati, ammesso che si consegua il generale consenso nell'area, i problemi delle infrastrutture di diverso tipo e degli ordinamenti.
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