La Roma non riscatterà Romelu Lukaku, questo lo sa anche Daniele De Rossi che, qualche giorno fa, aveva ammesso «le difficoltà» del club nel trattenere il centravanti belga. Le difficoltà sono economiche e di questo è a conoscenza DDR e lo stesso calciatore, che costa tanto (intorno ai quaranta milioni di euro da versare al Chelsea), guadagna uno sproposito (circa otto) e in più, chi lo acquista non potrà più usufruire del decreto crescita, che abbatteva i costi - sul lordo - del cinquanta per cento. Ma Lukaku oggi è al centro del dibattito non tanto per ciò che sarà, ma per quel che è stato, che cosa abbia significato per la Roma in questa intensa annata. C’è chi lo considera imprescindibile, gli allenatori in primis, e chi un peso. Ha segnato poco, non è stato quasi mai decisivo nelle partite che contano, come quella dell’altra sera a Leverkusen, questi i capi d’imputazione. Vediamo. Partiamo dall’altra sera, BayArena, zero reti e una partita di sacrificio, con qualche errore tecnico. Si è battuto, ha fatto ammonire Tah, ha dato una mano in difesa, ma il colpo del ko non c’è stato. Partita insufficiente se parliamo di lui in quanto bomber, sufficiente se lo inquadriamo come uomo squadra, uomo reparto.
Ma da Romelu ci si aspetta altro.
IN GIALLOROSSO
Lukaku ora ha tre gare a disposizione, la Roma, e De Rossi, gli chiedono l’ultimo regalo, quello che si ricorderà. La squadra giallorossa non vince in campionato dalla partita di Udine e ci sono voluti due round per quei tre punti, nel primo Romelu aveva anche segnato la rete del pareggio (vittoria completata nel recupero del 25 aprile con il gol di Cristante sul gong). Domani c’è una vera e propria finale, che la Roma è chiamata a vincere per non buttare via tutti i sacrifici fatti in questi ultimi mesi. Lukaku con l’Atalanta sarà al centro dell’attacco, anche se a breve dovrà salutare. Mou non lo toglieva mai dal campo, De Rossi fa la stessa cosa. Forse, loro, che di mestiere fanno gli allenatori, magari vedono cose che un semplice tifoso non vede.