Schlein “riduce” il 2 giugno: in piazza, ma in tono minore

Sarà a Testaccio la manifestazione del Pd pre-Europee contro premierato e autonomia

Italian Democratic Party (PD) closing electoral campaign in Piazza del Popolo in Rome, Italy, 23 September 2022. Italy will hold its general snap elections on 25 September 2022 to elect a new prime minister. ANSA/FABIO FRUSTACI
di Andrea Bulleri
4 Minuti di Lettura
Martedì 21 Maggio 2024, 07:14

Non avrà l’appeal di Piazza Santi Apostoli, luogo dell’anima della sinistra nella Capitale dall’Ulivo in poi. Né può vantare il colpo d’occhio di Piazza del Popolo, che gremita può ospitare centomila persone. Ma per Elly Schlein la scelta è comunque carica di significati simbolici. Perché è lì, in Piazza Testaccio, che l’allora aspirante segretaria del Pd scelse di lanciare l’assalto finale al Nazareno pochi giorni prima che aprissero i gazebo delle primarie. Ed è lì, nel cuore del rione che fu il più rosso di Roma, con il Pci che arrivava a toccare punte del 60 per cento, che il 2 giugno tornerà a calcare il palco la leader dem. Per arrivare in volata alle Europee e per scandire forte e chiaro il suo no a premierato e autonomia, le due riforme targate governo Meloni che i dem vedono come fumo negli occhi.

Europee, Meloni: «Il confronto tv dà fastidio? Lo faremo in altri modi»

NIENTE PIENONE
Il grido di battaglia Schlein l’aveva lanciato nella prima delle cento tappe in giro per l’Italia: la destra cerca di stravolgere la Costituzione? E noi «useremo i nostri corpi e le nostre voci per fare muro rispetto a questo tentativo».

Un’immagine che aveva fatto pensare a una mobilitazione imponente. Tipo quella messa in piedi lo scorso novembre, quando il Nazareno aveva mobilitato 175 pullman e 7 treni speciali per fare il pienone a Piazza del Popolo.

Invece non sarà così. Perché se nei 17mila metri quadri sotto la terrazza del Pincio (dove Giorgia Meloni ha già convocato la piazza di FdI per il primo giugno) possono stringersi in centomila, ma già con 50mila persone l’effetto è da piazza piena, nei 4.200 metri scarsi intorno alla fontana delle anfore di Testaccio i numeri si riducono parecchio: a spanne, ci si sta tutt’al più in 20-25mila.

Una scelta che verrebbe facile interpretare come un mezzo passo indietro rispetto alla volontà di andare allo scontro frontale proprio nel giorno della festa della Repubblica. Anche – o forse soprattutto – per non oscurare il vero protagonista di una giornata da sempre votata a celebrare il senso dell’unità nazionale, il capo dello Stato. E magari per non contribuire ad aizzare un clima che, tra contestazioni ai ministri e proteste nelle università, più arroventato non si può. Ma chi lavora ai dettagli della serata (la piazza è convocata alle 18,30) assicura di no: «Nessun dietrofront», viene spiegato. «A Testaccio chiuderemo la campagna elettorale di Roma e del Lazio. Ogni Regione farà un evento a sé», mentre per il momento «non sono in programma eventi a carattere nazionale».

LA PROMESSA
Anche Schlein del resto aveva assicurato che il «muro» eretto contro il premierato sarebbe stato «lontano sia nel tempo sia nello spazio» dalla parata all’Altare della Patria. «Il 2 giugno è la festa di tutti e lungi da noi mettere in discussione questo», le parole della segretaria ad Avvenire. E «la nostra iniziativa non vuole ovviamente sovrapporsi in alcun modo con le celebrazioni ufficiali».

Promessa mantenuta, dunque. Anche a costo di dover sacrificare un po’ di quell’effetto mobilitazione che un evento più in grande avrebbe potuto solleticare nel popolo dem. Lo stesso copione, salvo sorprese, seguiranno i Cinquestelle. Niente piazze pirotecniche per lanciare la corsa a Bruxelles, ma una serata in un teatro romano (ancora da definire) il 7 giugno, con un unico mattatore sul palco: Giuseppe Conte.

© RIPRODUZIONE RISERVATA