Vigili, è polemica sulle regole per il look. ​Ecco cosa ne pensano loro

C’è chi non lo condivide definendole troppo rigide, chi lo sostiene e chi apprezza alcune cose e ne condanna altre.

Un agente a piazza Venezia a Roma, 16 marzo 2021. ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
di Luisa Urbani
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Venerdì 17 Maggio 2024, 06:05

Una circolare di poche pagine, ma che ha scatenato molte polemiche. Non si placano le discussioni dopo che il 14 maggio il vice comandante della polizia locale, Roberto Stefano, ha inviato a tutti i gruppi un documento nel quale - in vista del Giubileo - vengono ribadite le regole da rispettare in merito al look che i vigili devono avere. Una sorta di “codice estetico” - che richiama alcune norme basilari fissate dal regolamento del Corpo - all’insegna del decoro e della sobrietà sul quale ogni agente ha un punto di vista diverso. C’è chi non lo condivide definendole troppo rigide, chi lo sostiene e chi apprezza alcune cose e ne condanna altre. Il documento, hanno poi chiarito dal Comando generale dopo l’esplosione delle polemiche, riprende un precedente provvedimento riproposto e aggiornato anche alla luce delle nuove assunzioni.

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I PRECEDENTI

Novità, come confermano anche alcuni sindacati, non ce ne sono. «Si tratta di un mero richiamo di prescrizioni già in vigore», precisa Raffaele Paciocca, rappresentante sindcale di Cisl Fp Roma.  E con lui anche Marco Milani, segretario romano del Sulpl, che aggiunge: «si tratta di una circolare che rammenta a tutti gli appartenenti le norme sull'uso dell'uniforme in vigore sin dal 2012». Dunque era già previsto  che il personale dovesse avere i capelli sempre in ordine e puliti, senza tagli eccentrici e tinti in modo naturale. Mentre per gli uomini si chiede di non portare orecchini e piercing, le donne sono invitate a non indossare pendenti o ciondoli e a non truccarsi in maniera eccessiva. Regole che si aggiungono alla richiesta di avere un «comportamento ineccepibile sia sotto il profilo della cura della persona che dell’uniforme». Ma queste precisazioni sono state comunque motivo di discussione. 

LE REAZIONI

«Diciamo che è una sorta di promemoria per i colleghi più sciatti», dicono alcuni componenti del Corpo che preferiscono rimanere anonimi. In tanti infatti sono molti attenti ad apparire in maniera impeccabile davanti al cittadini. Ma non tutti, come raccontano alcuni interni. «Oggi alcuni pensano di vivere come dei liberi professionisti, non curandosi dell'esistenza di comportamenti da rispettare. Ho colleghi che non si preoccupano nemmeno di sostituire la divisa se diventa troppo stretta e vanno in giro in modo poco decoroso con “i bottoni che scoppiano”. Io appena vedo che la mia si sta scolorendo un po’ la cambio subito perché noi siamo un po’ il simbolo di Roma, il biglietto da visita della città che non può essere sgualcito o imbrattato», denuncia Giulio, che è nel Corpo da 32 anni e che proprio per «essere in linea con il ruolo» ha deciso di non tatuarsi.

Una scelta personale in quando il tatuaggio non è espressamente citato nel documento però, come spiegano gli addetti ai lavori, «se è eccessivo rientra nel concetto di eccentricità».

I TATUAGGI E I PERCING

Sono molti infatti i vigili che hanno tatuaggi, più o meno visibili, come racconta Mario. «Io - dice l’agente - sono pieno di tatuaggi e li ho anche in vista, come del resto altri colleghi, alcuni addirittura comandanti. Non vedo quale sia il problema. L’importante è non esagerare. Se sono piccoli non impattano sul decoro. Per me le cose eccentriche da non tollerare sono altre, come il collega con le perline sulla barba, che giustamente gli sono state fatte togliere». D’accordo con lui anche Anna che invece condanna l’imposizione della tinta «di colore naturale». «Capisco che venga richiesto di non usare colori come il rosa o il verde, ma che male c'è se io sono castana e voglio farmi bionda? Questa è davvero una sciocchezza», osserva l'agente. 

I GIOVANI

In tanti poi riflettono sul fatto che «il mondo sta cambiando, come anche le generazioni. «Vietare certi comportamenti 40 anni fa poteva avere un senso, ma adesso che tutti hanno piercing o tatuaggi a me sembra davvero eccessivo. Non bisogna essere troppo rigidi. L'importante è sapersi presentare al cittadino in modo rispettoso e con dignità» sottolinea Mauro, che ha fatto questo lavoro per una vita e da due anni si gode la pensione. 

I “PURISTI”

Tra chi condanna in tutto o in parte, c'è chi accoglie con favore le norme. «Niente tatuaggi, come nemmeno piercing e tanta attività fisica per rimanere in forma perché questo lavoro, in certi ambiti, richiede anche una certa prestanza fisica», racconta Francesco aggiungendo che «la divisa serve per renderci omogeneo, per dare appunto uniformità al Corpo e quindi è giusto ricordare che tutti dobbiamo indossare allo stesso modo». E proprio per facilitare le operazioni, secondo Francesco, è giusto evitare determinati look. «Se devo fare arresto - racconta l'agente che ha iniziato questo lavoro quando i vigili ancora indossavano le divise bianche - avere i capelli lunghi o indossare degli anelli vistosi è disagevole. Se devo fare un placcaggio e per sbaglio con un anello ferisco la persona, poi sono problemi. Tante regole nascono anche dalle necessità». 

Insomma, le divise danno sì uniformità a livello di immagine, ma a quanto pare non di pensiero. 

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