Fermo, operai uccisi per 15mila euro
«Ci sono 5 orfani e un sesto bambino in arrivo»

Gianluca Ciferri (foto De Marco)
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Martedì 16 Settembre 2014, 12:15 - Ultimo aggiornamento: 22:39
FERMO - Fermo sotto choc per il duplice omicidio dei due operai che chiedevano gli stipendi arretrati e sono stati uccisi a colpi di pistola dall'ex datore di lavoro. Gianluca Ciferri, 48 anni e padre di tre figli, titolare di una piccola azienda di movimento terra a Fermo, che gli aveva lasciato il padre, è ora in carcere a Fermo con l'accusa di duplice omicidio.



Le ferite. Ieri sera, dopo l'arresto, è stato portato in ospedale perché lamentava forti dolori a un polso e aveva graffi e ferite su un braccio. E' stato sottoposto a visita e radiografie. Poi è stato ricondotto in cella. Si sta cercando di capire se le ferite sono state causate dalla colluttazione, cioè prima che prendesse la pistola e sparasse, è se invece se le è procurate mentre uno dei due ex operai ha provato a disarmarlo. Nel pomeriggio Ciferri ha ricevuto in carcere la visita del suo avvocato Savino Piattoni.



Le vittime. Un altro legale, Renzo Interlenghi, si sta occupando delle famiglie dei due muratori uccisi, che erano cognati tra loro: Aldyli Valdet, 26 anni, kosovaro, era fratello della moglie di Mustafa Neomedim, 38 anni, padre di quattro figli. «Ci sono cinque orfani e un sesto bambino in arrivo che non conoscerà mai suo padre. Le famiglie di Mustafà Nexhmedin e e Avdyili Valdet sono distrutte dal dolore - dice l'avvocato Interlenghi - Attendono con fiducia l'esito delle indagini, ma sentir invocare la legittima difesa quando si sparano cinque colpi di pistola a raffica mi pare una tesi difficile da accettare». E continua: «Questa è una tragedia per tutti, figlia di una situazione di disagio che ormai vivono tutti, imprenditori e dipendenti, ma ciò che spaventa è la cultura della legge del più forte».



La vertenza. I due kosovari si erano rivolti a un legale del sindacato Uil per rivendicare il pagamento di vecchie mensilità: quattro stipendi e il tfr, pari a 15mila. Il contenzioso legale era stato avviato prima dell'estate. La “Gianluca Ciferri movimento terra”, piccola azienda edile, non ha mai avuto più di cinque dipendenti e due kosovari avevano lasciato il lavoro quando era terminato un grosso appalto.



L'imprendite dice si aver saldato ogni spettanza e di aver agito per legittima difesa, in quanto uno dei due era armato di piccone e avrebbe minacciao la madre Pia che era in casa con lui.
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