Musica per il mio bisturi: quando canzoni e sinfonie aiutano in sala operatoria

Musica per il mio bisturi: quando canzoni e sinfonie aiutano in sala operatoria
di Carla Massi
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Martedì 16 Dicembre 2014, 23:02 - Ultimo aggiornamento: 19 Dicembre, 13:49
Il paziente, l’anestesista, i chirurghi, i ferristi e gli infermieri. Lampade accese e, con un clic, parte la musica. L’intervento può iniziare. In sottofondo i mitici Beatles, ma anche i Bee Gees, George Michael, Eros Ramazzotti, Claudio Baglioni, Mozart e Bach. Note in sala operatoria.



Canzoni e sinfonie che dividono i chirurghi anche se la nuova teoria terapeutica del bisturi continua a sfornare articoli a sostegno della musica durante gli interventi. Effetti benefici per i medici e per i malati. L’ultimo è stato pubblicato sul British medical journal firmato dal dottor David Bosanquet chirurgo del Cardiff and Vale University health board, College of Medicine: ha elencato una serie di consigli sui brani da evitare o far entrare in sala operatoria. Si è concentrato su pop e rock.



Dalle preferenze suggerite da Bosanquet è chiaro che il medico inglese è stato un ventenne nella seconda metà dei Settanta. In testa alla sua hit troviamo i Bee Gees con “Stayin Alive”, 1977, indimenticabile colonna sonora del film “La febbre del sabato sera”. John Travolta ballava e il dottor Bosanquet dice che opera meglio con questa canzone nelle orecchie. Poi via libera a “Smooth operator” (1984) della sensualissima Sade, alla forza mai sopita di “Comfortably Numb” (1979 album “The Wall”) dei Pink Floyd e a George Michael, Wham! con “Wake me up before you go go” del 1984.



ALLEVIARE LO STRESS

I Pink Floyd sarebbero ideali mentre si attende che l’anestesia faccia effetto, i Bees Gees tengono su il morale con il loro ritmo mentre George Michael è ottimale «per alleviare lo stress post-operatorio e ridare morale all’intero staff». Da vietare, secondo il medico, la produzione dei Hot Red Chili Peppers, dei Rem e dei Queen. Nessuna limitazione per la musica classica. Va tutto bene.



Anche in Italia, qualche tempo fa, si è indagato per scoprire le preferenze di questa sorta di musicoterapia. Ci ha pensato il Centro sanitario di Lisa di Carmagnola che ha fatto un sondaggio tra chirurghi e malati. Risultato: al primo posto la musica leggera (48%) seguita dalla classica e da quella tipo piano bar. In testa troviamo Baglioni, seguito da Lucio Dalla, Eros Ramazzotti e Vasco Rossi. Beethoven domina incontrastato. Poi Mozart e Vivaldi.



ATTENZIONE RIDOTTA

In Gran Bretagna la filodiffusione in sala operatoria sembra essere molto gettonata: viene utilizzata dal 62 al 72% dei casi. In molte corsie inglesi, però, sta crescendo il fronte del no, quelli che teorizzano la separatezza tra musica e bisturi. Come in Gran Bretagna, anche in Italia e in altri paesi, ci sono i medici che tifano per il silenzio. Convinti che durante l’intervento una canzone come un pezzo d’opera «impegnino una parte consistente della mente riducendo la vigilanza e l’attenzione del chirurgo».



Schierato, senza dubbi, per il silenzio è il neurochirurgo Giulio Maira, da oltre 40 anni in sala operatoria, senior consultant dell’Istituto di ricovero, ricerca e cura Humanitas di Milano: «Adoro la musica, dalla classica all’opera. Amo Bach e il grande senso di ordine che si percepisce dai suoi scritti.



Rappresenta la razionalità dell’universo ma, allo stesso tempo, la fonde con umanità e fede. Per questo penso sia la musica più in sintonia con il nostro cervello. Ma, mai mentre opero. La sala ha già le sue tonalità, quelle sole voglio sentire. Guardo dentro il microscopio e non vedo ciò che ho intorno. Quindi, per me è importante il rumore del monitor, voglio sentire che cosa dicono i miei collaboratori e nulla deve disturbare il mio dialogo continuo con il ferrista. Quando finisco mi rilasso con il “Don Carlo” di Verdi o “Le nozze di Figaro” di Mozart. In particolare il quarto atto, soprattutto l’attimo di silenzio che c’è nella scena finale. Prima che il conte canti la più bella espressione di perdono che un uomo possa rivolgere alla donna che ama».
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