Fumata bianca sullo sblocco del tetto salariale di forze di polizia e militari. Il governo ha trovato 1 miliardo di euro: la cifra che, secondo i calcoli della ragioneria dello Stato, serve per risolvere il pasticcio delle promozioni bianche innescato dalla stretta su contratti e progressioni di carriera che risale alle decisioni prese dal governo Berlusconi nell’estate del 2010. E poi confermate integralmente da Monti l’anno successivo.
La schiarita è arrivata al termine di una riunione mattutina a Palazzo Chigi alla quale hanno preso parte il sottosegretario alla Presidenza Lotti ed i ministri Alfano, Pinotti e Padoan. E’ andata «molto bene» hanno riferito fonti presenti al vertice parlando di soluzione «in dirittura d’arrivo». In realtà, assicura chi è vicino al dossier, la quadratura del cerchio è ormai al sicuro ed ora si sta cercando di individuare lo strumento normativo più adatto.
LE REAZIONI
Proprio i sindacati, prima della schiarita, sono stati i protagonisti della giornata. In una nota diffusa nelle ore in cui a Palazzo Chigi si svolgeva il vertice decisivo, i sindacati di polizia ed i Cocer avevano diffuso una nota nella quale si prendevano le distanze dalle «strumentalizzazioni fatte da altri soggetti, interessati alla protesta fine a se stessa piuttosto che alla risoluzione positiva della problematica rivendicata». Una premessa seguita dalla rivendicazione del diritto, per alcuni spezzoni delle forze dell’ordine, a procedere con un eventuale sciopero. «Avvertiamo la necessità - si leggeva infatti nel documento - in rappresentanza del 93% degli operatori di questi comparti, e per il senso di responsabilità istituzionale che da sempre accompagna il nostro agire, di precisare che le iniziative annunciate sono concepite nel pieno rispetto delle regole e della legalità». Infatti, «all'interno dei comparti Sicurezza, Difesa e Soccorso pubblico vi sono categorie che hanno, per legge, il diritto di sciopero. Pertanto, l'annuncio di fare ricorso a questa forma legittima di protesta è da intendersi riferito ai colleghi di questi settori». La nota si chiudeva rassicurando sul fatto che «il personale attuerà le proprie azioni di protesta senza alcun pregiudizio per la tutela della sicurezza, della difesa e del soccorso pubblico dei cittadini e delle Istituzioni democratiche». In serata ha fatto sentire la sua voce anche la Consulta sicurezza, l'organismo composto da Sap (Polizia), Sappe (Polizia Penitenziaria), Sapaf (Corpo Forestale) e Conapo (Vigili del fuoco). «Chiediamo al presidente Renzi di scoprire finalmente e completamente le carte - l’invito messo nero su bianco su un comunicato - perchè le forze dell'ordine e i vigili del fuoco non possono ancora una volta essere traditi da promesse non mantenute». La Consulta ha inoltre «respinto al mittente» le accuse secondo le quali sarebbero i sindacati autonomi, che nel pomeriggio avevano incontrato il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, a non volere l'accordo.