Omicidio di Garlasco, è l'ora della difesa di Alberto Stasi

Alberto Stasi
di Claudia Guasco
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Mercoledì 3 Dicembre 2014, 20:56 - Ultimo aggiornamento: 4 Dicembre, 18:29
Milano - E' il giorno della difesa nel processo d'appello 'bis' per l'omicidio di Chiara Poggi. A sette anni dalla morte della ragazza, massacrata nella sua casa di Garlasco e gettata dalle scale, i legali di Alberto Stasi - per il quale l'accusa ha chiesto la condanna a trent'anni di carcere per omicidio volontario aggravato dalla crudeltà - devono convincere i giudici della prima Corte d'Assise d'Appello che contro l'ex bocconiano non ci sono prove, soltanto indizi. E che, messi in fila, sono ben lungi dal dimostrare che Alberto sia l'assassino di Chiara.



«Stasi va assolto perché non ha commesso il fatto. Non ci sono prove», ha affermato il professor Angelo Giarda in aula concludendo le oltre nove ore di arringa condotta con l'avvocato Giuseppe Colli.

La difesa al contrattacco. Giarda e Colli si sono focalizzati sui molti dubbi di un processo che, fino alla Cassazione, ha portato a due assoluzioni per l'imputato accusato del delitto avvenuto il 13 agosto 2007 nella villetta di via Pascoli. «Anche noi vogliamo giustizia, ma non sulla testa di Stasi», dice Giarda.



Dall'assenza di un movente alla mancanza di un'arma, da elementi che non avrebbero la forza di indizi a possibili piste alternative, la difesa ha messo sul tavolo tutte le sue carte per dimostrare l'innocenza di Alberto. Gli avvocati, in particolare, hanno contestato la nuova perizia sulla cosiddetta camminata di Stasi, esame nel quale è stato stabilito come sia impossibile che il giovane non si sia sporcato le scarpe quando ritrovò il cadavere di Chiara. Quanto all'ipotesi della sostituzione dei pedali sulla bici bordeaux Umberto Dei, Giarda e Colli hanno sostenuto che si tratta di un'ipotesi «assurda, senza senso: perché allora non disfarsi direttamente della bicicletta?». Infine i presunti graffi che sarebbero stati notati da due carabinieri della stazione di Garlasco sul braccio di Alberto: nessuno ha provveduto a fotografarli, dicono i legali, perche' sono "inesistenti".



Tre memorie. Ma il sostituto pg Laura Barbaini però non demorde. Proprio nel giorno della requisitoria ha depositato ai giudici tre memorie, con l'obiettivo di cristallizzare le accuse nei confronti di Stasi. La prima memoria riguarda le perizie sulla Golf di Alberto: se quella mattina del 13 agosto i fatti si fossero svolti così come ha raccontato dal ragazzo, nel tragitto tra la casa di Chiara e la caserma dei carabinieri avrebbe sporcato di sangue i tappetini dell'auto. Poi c'è l'impronta insanguinata del palmo della mano dell'assassino sul pigiama della ragazza, oltre alle quattro dita impresse sulla spalla sinistra. Secondo i giudici di primo grado è possibile che l'omicida non si sia sporcato le mani, la nuova impostazione accusatoria del pg Barbaini sostiene invece che il killer dovette ripulirsi dal sangue in bagno. «Essendo Chiara il principale fruitore del bagno - afferma il pg - ci si aspetterebbe di rinvenire le impronte di Chiara in numero consistente e pochi contatti relativi a Stasi che invece è fruitore occasionale. L'assenza di impronte di Chiara Poggi e la presenza del dna della stessa sul dispenser conducono inevitabilmente alla conclusione che il dispenser sia stato oggetto di un'opera di pulizia da parte dell'assassino». La terza memoria dell'accusa è la più crudele: mostra le immagini della scena del delitto illuminata dai flash degli investigatori e alla luce naturale, così come sarebbe apparsa ad Alberto se lui fosse l'assassino. Ebbene, nella seconda versione il volto di Chiara è poco più che una macchia scura, coperta quasi del tutto dal sangue delle ferite. Nonostante ciò nella sua prima dichiarazione ai carabinieri Stasi aveva messo a verbale la seguente descrizione: «La parte destra non era coperta da sangue né tantomeno da capelli, anzi preciso che constatavo il colore nitido della sua pelle che era chiaro». Per il pg Barbaini c'è una sola spiegazione: «Nell'immediatezza della caduta, nella prima mattinata, la parte destra del volto era pulita e integralmente visibile, come viene descritta da Stasi». Per il procuratore quindi l'ex bocconiano non ha raccontato la scena che avrebbe visto al suo arrivo nella villetta, attorno all'una e dopo una mattinata di studio, ma quella di molte ore prima. La scena che solo l'assassino pu' avere visto.
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