Omicidio Garlasco, la perizia: il tappetino dell'auto usata da Stasi non poteva non sporcarsi di sangue

Omicidio Garlasco, la perizia: il tappetino dell'auto usata da Stasi non poteva non sporcarsi di sangue
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Venerdì 26 Settembre 2014, 20:38 - Ultimo aggiornamento: 27 Settembre, 17:54
In tutte le ricostruzioni della cosiddetta 'camminata', sotto le suole delle scarpe di Alberto Stasi sono rimaste sempre tracce di sangue e poi parte di quel materiale ematico si trasferito sempre anche sul tappetino dell'auto. È questo, in sostanza, l'esito della nuova perizia, disposta dai giudici della Corte d'Assise d'Appello di Milano nell'ambito del processo di secondo grado 'bis' sul 'giallò di Garlasco e che è stata depositata oggi. Non solo dunque, stando alla relazione, è quasi impossibile che Alberto Stasi, il 13 agosto 2007, quando entrò nella villetta di via Pascoli e scoprì il corpo senza vita della sua fidanzata Chiara Poggi, non abbia calpestato nessuna delle numerose macchie di sangue sul pavimento.



Ma in più, secondo le analisi dei periti, non poteva non restare traccia di materiale ematico sul tappetino della Golf nera su cui l'ex studente bocconiano salì, dopo aver scoperto il corpo della sua ragazza, per andare alla vicina stazione dei carabinieri. Nella parte conclusiva delle perizia, che conta in totale circa 160 pagine ed è firmata dal professore torinese Roberto Testi e dai bolognesi Gabriele Bitelli e Luca Vittuari, viene spiegato, da quanto si è saputo, prima di tutto che gli accertamenti eseguiti già nel corso del processo di primo grado (Stasi è stato assolto in primo e in secondo grado e poi la Cassazione ha ordinato un nuovo appello) avevano indicato come le sue scarpe marca Lacoste fossero «dotate di una marcata capacità» di trattenere «piccole particelle di sangue». Sempre secondo la relazione, questa capacità «si è confermata» anche nelle nuove sperimentazioni effettuate. In particolare, secondo i periti, è stato accertato che «dopo aver calpestato delle tracce di sangue sia umide che secche» le suole delle scarpe di Alberto hanno «captato particelle ematiche», tanto da risultare, hanno evidenziato i periti, «costantemente positive al luminol» in tutte le ripetizioni dell'esperimento. Le suole delle scarpe, poi, sono state anche «in grado di trasferire parte del materiale ematico» sui tappetini dell'auto usati nelle prove e calpestati da Stasi dopo aver riprodotto la camminata di quella mattina.



L'accertamento sul tragitto effettuato dal giovane, tra l'altro, è stato esteso anche ai due gradini e alla zona antistante le scale su cui era riverso il cadavere di Chiara e le percentuali della nuova perizia sono ancora più ridotte rispetto a quelle indicate dagli esperti nominati nel 2009 dal gup di Vigevano Stefano Vitelli. Da quanto si è saputo, infatti, secondo le nuove analisi Alberto Stasi avrebbe avuto solo una possibilità su dieci milioni di non calpestare sangue sulla scena del delitto. La difesa dell'imputato, però, da quanto si è saputo, potrebbe, nel corso del processo (che riprenderà l'8 ottobre), far notare che nelle «sperimentazioni» non sono state rispettate le condizioni dell'epoca: non sarebbe stata considerata la possibilità che le suole delle scarpe possano aver disperso le tracce ematiche; non sarebbe stato preso in considerazione che le scarpe di Alberto sono state sequestrate solo il giorno dopo e che i Ris scrissero all'epoca che su quelle scarpe non erano state trovate «tracce significative».



Inoltre, il tappetino dell'auto venne sequestrato solo una settimana dopo. Da quanto si è saputo, le prime prove sulla 'camminata' sono state effettuate ad agosto e poi ce ne sono state altre nei giorni scorsi, perchè la difesa ha fatto presente che il tappetino venne analizzato solo dopo diversi giorni dall'omicidio e che quindi nelle sperimentazioni non si poteva procedere agli esami con il 'luminol' a distanza di soli pochi giorni. Nella relazione depositata, inoltre, viene chiarito che le prove di calpestamento «di tracce di sangue secco» hanno dimostrato che le scarpe di Alberto «determinano una tipica modificazione della macchia (costituita dalla rottura della parte centrale della macchia) che si verifica su un numero limitato, ma significativo» delle tracce calpestate. Infine, stando a quanto anticipato da 'Quarto grado', la perizia ha accertato che l'omicidio «è durato pochi minuti, non 'alcune decine di minutì come sostenuto nel processo di primo grado» e che Chiara sarebbe «stata colpita al capo già nella prima fase del delitto, all'ingresso» da un'arma «con superficie piccola e spigolare, verosimilmente un martello da carpentiere o comune».










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