«Ho deciso di collaborare per fare giustizia, e ora quando vado a letto mi sento onesto e in pace perchè tutto quello che posso fare per la legge lo sto facendo, poi mi metto nelle mani di Dio», ha aggiunto Spatuzza rispondendo a una domanda del giudice Guido Piffer, presidente della prima Corte d'Assise di Milano, sui motivi della sua decisione di diventare collaboratore di giustizia. «Ho partecipato a cose mostruose e ho avuto un'esperienza terribile - ha proseguito -, abbiamo venduto l'anima a Satana. Ora mi sto liberando del male che portavo dentro - ha detto - iniziando un percorso sofferto di ravvedimento e prendendo le distanze da tutto quello che rappresentava per me l'ambiente nel quale ho sempre vissuto». Spatuzza ha raccontato che dal 2008, quando ha deciso di pentirsi, «sono iniziati anni più sofferti» rispetto a quelli della detenzione con il regime del 41 bis. Il testimone ha spiegato quindi che continuerà sempre a «chiedere perdono» per le vittime delle stragi di mafia tra cui «due piccoli angeli», le sorelline Nencioni, morte nella strage di via dei Georgofili a Firenze.
Il giudice Sabella. «Malgrado la Cassazione avesse condannato con sentenza definitiva gli uomini di Aglieri per la strage di via D'Amelio, in epoca assolutamente non sospetta consideravo queste persone innocenti, e ritenevo che la strage di via D'Amelio l'avessero eseguita gli uomini di Brancaccio. Ora viene Spatuzza a dire che la strage l'hanno fatta effettivamente gli uomini di Brancaccio». Lo ha detto in un'intervista a «Restate scomodi» di Radio 1 il giudice Alfonso Sabella, a lungo pm antimafia a Palermo.
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