Venezia hot, il boss della casa del sesso faceva prostituire anche la moglie

Venezia hot, il boss della casa del sesso faceva prostituire anche la moglie
di Raffaella Ianuale
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Venerdì 31 Ottobre 2014, 20:20 - Ultimo aggiornamento: 2 Novembre, 15:15
Non disdegnava di far prostituire anche la moglie. Di fronte alle esigenze dei clienti cedeva pure la consorte, oltre alle altre ragazze che lavorano nel suo centro benessere. In totale otto donne tra i 19 e i 44 anni che dopo il massaggio tradizionale erano disposte ad offrire qualcosa in più in cambio di un congruo compenso che poteva raggiungere anche i cento euro a prestazione.



Alla fine quello che all’apparenza era un centro di estetica e benessere era in realtà anche un luogo dove le dipendenti si prostituivano. Un doppio binario di lavoro: quello regolare alla luce del sole e quello illecito nascosto dietro ai privè di un’attività al pianterreno di via Mantegna, nel cuore di Portogruaro (Venezia).



Il centro era tenuto d’occhio da tempo dai finanzieri del Gruppo di Portogruaro che attraverso appostamenti, racconti di testimoni che conoscevano cosa succedeva dietro alle vetrine oscurate, ma anche "semplici" accessi per controllare se venivano emessi gli scontrini fiscali, hanno ricostruito come funzionava il giro. Alla fine mercoledì è scattato il blitz e l’arresto del titolare, Jang Shaohvaun, cinese indagato per sfruttamento della prostituzione. L’arresto è avvenuto in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Pordenone Piera Binotto. Ora il cinese è in galera a Pordenone, mentre le otto donne, pure loro tutte cinesi, proseguono l’attività, quella regolare, nel centro benessere.



«Le indagini, avviate nel gennaio del 2014 e coordinate dalla Procura della Repubblica di Pordenone - spiega il tenente colonnello Stefano Izzo, comandate del Gruppo di Portogruaro della Guardia di Finanza - hanno permesso di scoprire come dietro le vetrine oscurate del “centro benessere” gestito dall’arrestato si svolgesse invece un’illecita attività parallela, cioè l’offerta di prestazioni di carattere sessuale dietro pagamento di compensi variabili in base alla tipologia di prestazione di cui il cliente usufruiva».



I clienti entravano in contatto con il “centro benessere” tramite annunci pubblicati su quotidiani locali o su siti internet e durante il massaggio “tradizionale” veniva proposta, in modo più o meno palese, una prestazione aggiuntiva di natura più intima a fronte di un corrispettivo extra.
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