Bahayi, l'unica tassista in Afghanistan:
«Gli uomini non vogliono che io guidi»

Bahayi
di Alessandro Di Liegro
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Sabato 28 Febbraio 2015, 18:06 - Ultimo aggiornamento: 2 Marzo, 08:07
Sara Bahayi non è un'attivista politica afghana ma, a suo modo, è una rivoluzionaria. È difatti l'unica donna tassista in tutto l'Afghanistan. Ha 38 anni, non è sposata e, in una società patriarcale come quella afghana dove le donne sono considerata cittadine di serie B, ribalta sfacciatamente i ruoli di genere.



Ogni giorno lei si batte in un settore dominato dagli uomini, resistendo agli stretti dettami sull'abbigliamento, ai fischi e anche a minacce di morte. Molti uomini non entrano nel suo taxi, credendo che le donne non dovrebbero guidare al posto degli uomini.



Il guadagno medio giornaliero di Bahayi è di circa 10 o 20 dollari al giorno, dice, abbastanza per prendersi cura dei suoi 15 familiari, inclusa la madre malata. A lei si affidano donne incatenate alle tradizioni e alla paura che vivono attraverso di lei i loro sogni di libertà.



Nel suo taxi, Bahayi mette alla prova quei limiti, reali e immaginari, dettati dalla religione e dalle credenze: un giorno lei ha portato un passeggero in un'area controllata dai talebani dove nessun altro tassista uomo voleva andare. Un'altra volta ha convinto un uomo – che credeva, come molti afghani, che l'Islam proibisse alle donne di guidare – che le sue convinzioni erano sbagliate.



Bahayi è determinata nel mandare un messaggio alle donne afghane: «Uscite dalle vostre case, guadagnate soldi, non vi abbandonate agli uomini. Per quanto tempo ancora le donne dovranno dipendere dagli introiti degli uomini, prendendo ordini da loro»? Si chiede: «Io voglio che siano indipendenti, che facciano qualcosa per loro stesse».



Il miglioramento della condizione femminile è stato uno degli obiettivi degli americani dopo che il regime talebano è collassato nel 2001. Ora molte più bambine vanno a scuola e la nuova costituzione afghana garantisce uguali diritti agli uomini e alle donne.



Nonostante questo, tradizioni tribali e costrizioni religiose soggiogano ancora la maggior parte delle donne e delle ragazze. La discriminazione e l'accesso limitato alle opportunità lavorative sono la norma, mentre la violenza contro le donne ha ancora tristi ed elevate percentuali.



A oggi sono poche le donne che hanno compiti chiave per la società: ci sono ministri e legislatori donne, come Rula Ghani, la moderna e sofisticata first lady afghana. Ma la maggior parte di loro proviene da famiglie liberai e privilegiate, così che la maggior parte delle donne in Afghanistan non riescono a identificarsi con loro. Bahayi, al contrario, vive in una delle periferie più povere di Mazar-el Sharif, non ha né una posizione d'influenza né una famiglia potente alle spalle. Tutto quello che ha è un fucile che lei mantiene carico nel caso di aggressioni. Ogni giorno, con il suo lavoro, motiva le donne del luogo.



«Bahayi manda un messaggio chiaro e conciso: ovvero che uomini e donne hanno uguali diritti» dice Arifa Saffar, capo del Network delle donne afghane, un'associazione no profit di supporto alle donne nella provincia di Balkh. «Se un uomo può guidare un taxi perché non può farlo una donna»? Due anni fa, Bahayi ha frequentato un corso per acquisire la licenza per guidare un taxi. Su 30 studenti lei era l'unica donna. Per sfuggire agli scherzi e agli sfottò lei sedeva in fondo alla classe. Un giorno, ricorda parlando con Sudarsan Raghavan del Washington Post, che un altro studente le disse che era un disonore per una donna studiare insieme a degli uomini: «se tu non ti vergogni sono io che mi vergogno per te», disse. Due settimane dopo lei passò l'esame di guida e ricevette la licenza. Solo nove degli uomini passarono l'esame, fra cui quello che la insultò. Non è il primo ostacolo che Bahayi ha dovuto superare: verso la fine degli anni 90 i talebani uccisero suo cognato e lei fu costretta a prendersi cura di sua sorella e dei suoi sette figli. Bahayi ha lavorato per diverse agenzie di soccorso cercando di sbarcare il lunario.



Un marito non avrebbe mai permesso che lei lavorasse: «Ed è per questo che sono single» afferma accennando un sorriso. Con l'arrivo dei talebani al potere Bahayi fu costretta ad andare un giro con uno dei suoi nipoti per non destare sospetti, dato che una donna poteva uscire di casa solo accompagnata e con il burqa indosso. Dato che non riusciva a sostentare la famiglia con il solo lavoro da insegnante, ecco che decise di prendere la patente di guida. I giudizi negativi sulla scelta di Bahayi sono numerosi: «Non premetterei mai a mia moglie di guidare – dice Min Jar, tassista, di quarant'anni – le donne non possono guidare, non è socialmente accettabile. Se mia moglie guidasse tutti direbbero cose brutte sulla mia famiglia e persino sulla mia tribù». «Mia mamma non voleva diventassi una tassista – dice Bahayi – un giorno mi chiese “Perché guidi? Un giorno ti uccideranno”».



Ora Bahayi vuole rompere un'altra barriera: sta negoziando con un uomo per aprire la propria società di taxi. Eventualmente, dice, un giorno potrà anche cacciare il proprio socio e rimpiazzarlo con delle donne per diventare, nei suoi desideri, il primo radiotaxi femminile di tutto l'Afghanistan.