In un post pubblicato su Facebook, infatti, Louie Amundson, uno dei “persecutori” di Morrisette, ha scritto: «Poco tempo fa parlavo con mia figlia di 10 anni di bullismo. Lei mi ha chiesto se lo avessi mai praticato nei confronti di qualcuno e con molta tristezza le ho risposto “sì”. Voglio chiederti scusa. Se vivessimo nello stesso stato, sarei venuto a scusarmi di persona. Non so neanche se ricordi, ma io si e mi dispiace».
Dopo aver letto il messaggio, Chad ha raccontato quanto un simile gesto lo abbia toccato profondamente, pur non ricordando gli specifici episodi di bullismo compiuti da Amundson. Sa per certo che non poteva andare a lezione senza che qualche adulto o gli amici lo scortassero.
Ha poi ripercorso il dramma vissuto da piccolo: «Durante le scuole elementari e le medie sono stato insultato per ciò che ero; per il fatto di essere gay, per il fatto di essere un bambino, per tutti i motivi per cui si viene vessati. È stato terribile».
Chad ha poi spiegato come tutti i membri della squadra di football americano della scuola lo avessero insultato e deriso senza alcun rimorso per anni, fino al suo trasferimento – compiuti i 15 anni – dall’Alaska alla California, dove tutt’ora vive.
Immediata la risposta al suo vecchio compagno di scuola: «Sono davvero commosso. Ti ringrazio e accetto le tue scuse. In 20 anni sei la sola persona che si pente per il bullismo che ho subíto quando eravamo piccoli. Spero che tu possa raccontare a tua figlia di esserti anche scusato per questo, e che ora ci siamo riappacificati. È sorprendente quello che 20 anni di vita e i bambini possono farci, vero?».
Chad, ribadendo i suoi ringraziamenti per il gesto di scuse, si è infine augurato che il suo “persecutore pentito” possa in futuro «contrastare il bullismo tutte le volte che vi assisterai». Da parte sua, Louie Amundson ha detto di «essere felice di essere stato perdonato».