Ebola: il virus arriva negli Usa
Il primo caso è un uomo a Dallas

Ebola: il virus arriva negli Usa Il primo caso è un uomo a Dallas
di Anna Guaita
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Martedì 30 Settembre 2014, 23:06 - Ultimo aggiornamento: 1 Ottobre, 18:43
L'Ebola arrivata in America. Gli Stati Uniti confermano il primo caso di Ebola nel Paese: si tratta di un uomo la cui identit viene per ora tenuta segreta ricoverato a Dallas al Presbiterian Hospital. L'uomo tenuto in "isolamento stretto".



Nelle ultime settimane molti sono stati i casi sospetti che hanno messo in allerta gli ospedali Usa, ma finora tutte le persone esaminate erano risultate negative al virus.



Il paziente era tornato dalla Liberia il 20 settembre senza presentare alcun sintomo di contagio. Quattro giorni più tardi, lo scorso mercoledì, ha cominciato ad avvertire alcuni sintomi influenzali. Il 26 ha visto il medico, il 28 è stato ricoverato e messo in isolamento. I test del sangue hanno confermato il contagio di Ebola.



Il direttore del Cbc Thomas Frieden ha detto che oltre a prendersi cura della persona, le autorità sanitarie dovranno identificare tutti gli individui con cui il malato è entrato in contatto dopo il manifestarsi della malattia. Queste persone saranno tenute sotto controllo per 21 giorni.



«Non c'e alcun dubbio che la situazione rimarrà sotto controllo è che Ebola non si diffonderà negli Usa»: lo affermano le autorità sanitarie americane, sottolineando come «non ci sia nessun altro caso sospetto in Texas al momento».



Fino ad oggi almeno 3.100 persone sono morte di Ebola nei Paesi dell'Africa occidentale. La settimana scorsa il Cdc ha ammonito che se non si riesce a rallentare la velocità del contagio, per il prossimo gennaio le persone contagiate saranno un minimo di 550 mila e un massimo di un milione e mezzo solo in Africa occidentale.



Proprio oggi l'Unicef ha informato che in Guinea, Liberia e Sierra Leone 3.700 bambini sono rimasti orfani. E quel che è più grave - dice Manuel Fontaine, direttore regionale dell'Unicef per l'Africa occidentale - è che «molti di questi bambini sono abbandonati dal resto della famiglia, che ha paura di prendersene cura perché teme di essere contagiata». L'Unicef prevede che per la metà di ottobre il numero di bambini orfani sarà raddoppiato.