Pacifici e Parenzo, che avevano l'autorizzazione per collegarsi in diretta dal campo di Auschwitz, sono stati poi portati nel commissariato locale, insieme a Fabio Perugia, portavoce della Comunità ebraica di Roma, Gaetano Mazzarella e Matteo Raimondi, della troupe di Matrix.
«Ci hanno chiusi dentro Auschwith e non riuscivamo a uscire - hanno raccontato i protagonisti della surreale vicenda -. Si gelava. Abbiamo aperto una finestra e siamo riusciti ad aprire una delle porte che porta all'uscita. A quel punto ci hanno fermato. Ci hanno preso per criminali».
Pacifici, Parenzo e gli altri fermati sono rimasti bloccati dalla polizia nel campo fino alle 2.30. Poi in commissariato fino alle 5.30, quando sono stati rilasciati.
È dovuto intervenire il consolato, l'ambasciata e anche l'unità di crisi della Farnesina per risolvere una vicenda dai contorni surreali. Pacifici e Parenzo hanno definito la vicenda kafkiana. «Certamente non si tratta di un'azione antisemita ma piuttosto - ha spiegato Pacifici all'agenzia Ansa - di una falla nel campo. Chiaramente la struttura non è protetta, come dimostrano le finestre aperte».
I cinque italiani sono stati di fatto accusati di effrazione ma stanno già facendo rientro a Roma dopo la brutta nottata. «Non è stato un episodio piacevole - ha detto ancora Pacifici - anche perché accaduto nel luogo in cui sono morti mio nonno e mia nonna. Mi ha dato fastidio emotivamente tanto che ho detto ai poliziotti: "O mi arrestate o mi lasciate libero perchè sono profondamente turbato". Una storia surreale».
Sulla stessa lunghezza d'onda David Parenzo che ha mostrato le autorizzazioni per girare in diretta dall'interno del campo nel quale sono poi rimasti chiusi per ore, a partire dalle 23.