Cameron trionfa alle elezioni. Miliband, Clegg e Farage si dimettono

Cameron trionfa alle elezioni. Miliband, Clegg e Farage si dimettono
di Luca Lippera
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Venerdì 8 Maggio 2015, 00:38 - Ultimo aggiornamento: 9 Maggio, 08:26

L'inghilterra soprende tutti a cominciare da se stessa. I Conservatori vincono a mani basse le elezioni in Gran Bretagna e il primo ministro David Cameron, a dispetto dei sondaggi completamente sballati, a dispetto dei “gufi” - le foreste inglesi ne sono piene - a dispetto dei fiumi di parole che annunciavano la paralisi politica del Paese, si prepara a tornare trionfalmente al governo per un secondo mandato.






































I dati definitivi confermano gli exit-poll che ieri sera hanno lasciato a bocca aperta il Regno Unito e tutti coloro che ne stavano seguendo le evoluzioni. I Conservatori di David Cameron ottengono 331 seggi alla Camera dei Comuni: superano la maggioranza assoluta - fissata a quota 326 - e ottengono la forza di governare da soli e senza compromessi. Una vittoria che richiama alla mente i trionfi ripetuti e travolgenti di Margareth Thatcher nella stagione d'oro della Lady di Ferro. «Governerò per tutti - ha dichiarato raggiante il primo ministro affiancato dalla moglie Samatha - e per il bene del nostro Regno Unito».

Dopodiché ha confermato che nel 2017 si terrà il referendum con cui gli inglesi decideranno se restare o meno nell'Unione Europea. E' chiaro che l'esecutivo, nel frattempo, cercherà di ottenere da Bruxelles condizioni più vantaggiose per Paese in modo da disinnescare una mina ad altissimo potenziale.

I Laburisti sono i grandi sconfitti delle politiche 2015. Crollano a quota 232 parlamentari (ne avevano 258) e il leader Ed Miliband, dopo un bruttissimo risveglio, ha annunciato le dimissioni. Il partito in Scozia è stato spolpato dai nazionalisti e nel resto del Paese non ha guadagnato quanto sperava e quanto gli facevano sognare i sondaggi. Dopo cinque anni di opposizione, il Labour è inchiodato al 30,5%. Non va meglio agli altri. I Liberaldemocratici, che erano alleati dei Tory, sono annientati: avevano 57 deputati, ne salvano otto. Una Waterloo senza precedenti. Nick Clegg, il capo dei LibDem, si è dimesso come Miliband e la stessa cosa ha fatto Nigel Farage, il trascinatore dell'Ukip. Ha ottenuto un solo seggio, ha perso nel suo collegio, ne ha tratto le conseguenze.

Lo Scottish National Party avrà 56 seggi: il successo è enorme ma non servirà a molto. La contemporanea disfatta di Miliband toglie agli scozzesi la possibilità di condizionare un possibile governo guidato dai Laburisti. Tuttavia gli indipendentisti scozzesi, dopo il referendum perso nello scorso settembre, ottengono una rivincita storica: conquistano praticamente tutti i collegi in palio tra Glasgow e Isole Orcadi nell'estremo nord e il primo ministro del Regno Unito non potrà ignorare un partito, localmente fortissimo, che il Regno Unito vuole farlo dichiaratamente a pezzi. Ma lo Snp non sorride quanto sperava perché forse ha voluto troppo: parte della batosta del Labour è dovuta proprio al fatto che è stato cannibalizzato in tutta la Scozia dai nazionalisti.

Le percentuali di voto a livello nazionale, che nel sistema maggioritario contano relativamente - si vince e si perde nei singoli collegi - sono ormai delineate: Conservatori 36,8%, Laburisti 30,5%, Ukip 12,6%, Liberaldemocratici 7,7%, Scottish National Party 4,8%, a seguire tutti gli altri. I risultati decretano un'altra umiliazione, forse la più grande: quella dei sondaggi. Praticamente tutti gli istituti pronosticavano un pareggio, la paralisi parlamentare e il cosiddetto “scenario greco”. Stesso discorso vale per le agenzie di scommesse, che davano (e pagavano) come ipotesi più probabile un parlamento senza maggioranza. Resta un fatto: mentre tutti preparavano il funerale del sistema anglosassone, i britannici sembrano aver trovato nella nebbia la strada per la stabilità: la maggioranza ci sarà e il premier Cameron incassa il dividendo politico di cinque anni in cui l'economia del Paese è cresciuta a ritmi sconosciuti nel resto d'Europa.

L'Inghilterra, comunque vada, ricorderà a lungo la sera dell 7 Maggio 2015. Nel nuovo Parlamento, mai così diviso e frammentato, entreranno almeno otto partiti: oltre a Conservatori, Laburisti, Liberaldemocratici e Ukip, ci saranno Gallesi, Nord-irlandesi, Unionisti e Verdi. Chi esce da trionfatore è il primo ministro Cameron. Negli ultimi giorni si era appellato ai cittadini: non buttate le schede, votate Conservatore, perché un'alleanza tra i Laburisti e lo Scottish National Party - il pericolo era reale - sarebbe devastante per la Gran Bretagna. Evidentemente è stato ascoltato, perché gli inglesi, quando fiutano un pericolo, pensano per prima cosa all'Inghilterra.






































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