Guatemala, madri bambine a 11 anni: quando l'orco abita sotto lo stesso tetto

Guatemala, madri bambine a 11 anni: quando l'orco abita sotto lo stesso tetto
di Federica Macagnone
6 Minuti di Lettura
Sabato 21 Novembre 2015, 10:26 - Ultimo aggiornamento: 12 Novembre, 11:53
Sono vittime dell'ignoranza, di uomini senza scrupoli, di famiglie che non sono famiglie: stuprate e spesso abbandonate, senza un futuro. Sono bambine a cui è stato rubato tutto e che adesso si ritrovano a crescere dei figli, anche se loro stesse sono talmente piccole da aver bisogno di una protezione che, però, non esiste. Sono figlie, nipoti, cugine, amiche di uomini crudeli che ne approfittano sessualmente senza dare loro la possibilità di una vita normale.



L'anno scorso 5.100 ragazze sotto i 15 anni sono rimaste incinte in Guatemala: tra il 2010 e il 2012 il loro numero è aumentato di quasi il 25%. Secondo il Population Fund (UNFPA), l'America Latina e i Caraibi sono l'unica zona del mondo in cui le nascite da ragazze sotto i 15 anni sono in aumento: un fenomeno che è destinato tristemente a non conoscere un calo. Pratiche culturali, un grado di violenza endemica nel Paese e un'ignoranza che colpisce diverse fasce d'età fanno sì che le ragazze in Guatemala siano facili prede per abusi sessuali.



«È stupro - spiega Carlos Vasquez, direttore di ginecologia in un ospedale di Sayaxché - La cosa più triste è che i ragazzi che ne approfittano non hanno 13 o 14 anni, ma 27 o 28, dunque sanno quello che fanno. A tredici anni sei troppo giovane. Non solo perché non hai idea di come crescere un figlio, ma anche per i rischi per la salute che comporta mettere al mondo un bimbo a quell'età: il bacino non è ancora pienamente sviluppato e il rischio di mortalità è alto. Inoltre, i bambini che crescono sono raramente sani e tutto ciò è molto triste».



Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, le complicazioni da gravidanza e il parto sono la seconda causa di morte tra i 15 e i 19 anni. In più, i bambini nati da donne under 20 che vivono in aree povere hanno anche un rischio maggiore del 50% di morire nelle prime settimane di vita, rispetto ai bambini nati da donne sopra i 20 anni. I neonati hanno anche maggiore probabilità di nascere sottopeso e possono avere complicazioni per la salute a lungo termine.



Ma il dato probabilmente più scioccante, come riporta il Guardian, è che l'analisi delle gravidanze tra le adolescenti nel Paese ha rilevato che per le ragazze sotto i 14 anni la più grande minaccia di violenza sessuale proviene dai loro stessi padri: un caso su quattro di quelli segnalati coinvolge il padre della ragazza, mentre nell'89% dei casi l'orco è un membro della famiglia o un conoscente.



Le storie. In un ospedale nel nord del Guatemala, Alicia è pronta per un cesareo: non sa quanti anni ha, né lo sanno i suoi genitori, mentre con estrema incoscienza si approccia a un parto senza avere minimamente idea di ciò che l'intervento comporti. Secondo un registro pubblico, la ragazzina dovrebbe aver compiuto 13 anni, ciò vuol dire che è rimasta incinta a 12: il suo stupratore ne ha 22 e non ha alcuna intenzione di interessarsi di lei e del bimbo che Alicia ha messo al mondo.



Non a molti chilometri di distanza, la storia di Alicia si incontra con quella di Michelle, 15 anni, mamma di una bimba di due. La sua nuova vita è iniziata lungo una strada nel villaggio di Monjas, a Jalapa, quando un uomo su una moto si fermò al suo fianco con un machete legato alla coscia. «Aveva anche una pistola – ha ricordato la ragazza - Mi ha colpito, mi ha buttato a terra e mi ha stuprato. Mi ha violentato ripetutamente. Ero terrorizzata di incontrarlo di nuovo. Tre mesi più tardi ho scoperto di essere incinta». Quando ha partorito in ospedale, l'uomo è stato segnalato alle autorità, secondo quanto stabilito da una legge del 2009: il Guatemala ha introdotto una norma sullo sfruttamento sessuale e la tratta di esseri umani che bolla il sesso con una ragazza sotto i 14 anni alla stregua di uno stupro. Dal 2012, per ogni reparto maternità è diventato obbligatorio riferire alle autorità le nascite da ragazze sotto i 15 anni: ma la legge ha portato frutti solo nel primo periodo. Basti pensare che, tra gennaio 2012 e marzo 2015, l'Istituto Nazionale di Scienze Forensi ha registrato 21.232 casi di stupro, mentre gli stupratori condannati sono solo 974.



In molto casi, infatti, per evitare la segnalazione alle autorità le famiglie fanno partorire le ragazze a casa, soprattutto quando lo stupratore è una persona di famiglia. Con queste premesse, il caso di Michelle è destinato a rimanere isolato. «Ho ricevuto minacce dalla moglie del mio stupratore – ha raccontato la ragazza – È venuta da me e mi ha detto che mi avrebbe uccisa se avessi fatto condannare il marito. Ma io non ho arretrato: ho raccontato la mia storia davanti a un tribunale, ero nervosa ma adesso lui è stato condannato a 10 anni e sono contenta per questo».



Non è stato ancora assicurato alla giustizia, invece, lo zio di Lilian, rimasta incinta a 11 anni dopo una serie di abusi sessuali: «Non mi piace pensarci - dice la ragazza che oggi ha 13 anni e stravede per il suo bimbo, Luis David - Avevo paura di dirlo alla mia famiglia, ho creduto che quello che era successo fosse colpa mia». Quando si è rivolta all'ospedale, l'uomo è stato segnalato alle autorità e la mamma di Lilian lo ha denunciato: adesso l'orco è a piede libero, la polizia non è ancora riuscito a scovarlo.



Atteggiamenti patriarcali. Purtroppo uno dei problemi è una mentalità retrograda e patriarcale: non è raro, infatti, che la responsabilità di questi stupri sia attribuita alle vittime accusate di provocare gli uomini. «Colui che ha commesso lo stupro lo fa perché è stato provocato, ecco cosa si pensa – dice Mirna Montenegro, chirurgo e a capo dell'Observatory for Reproductive Health - La prima immagine mentale che si sostanzia nella gente è che la ragazza è colpevole. La conseguenza è che molte donne sanno che i mariti violentano le figlie e non fanno nulla per fermarli. Non abbiamo idea di quanti stupri si verifichino, le gravidanze sono solo la punta di un gigantesco iceberg».



Mancanza di educazione sessuale. La mancanza di educazione sessuale è un grande problema. «Ero in giro per la strada, quando mi sono imbattuta in un ragazzo – ha ricordato Heidi, un'adolescente che vive con i genitori e 11 fratelli in una casa fatiscente a Jalapa - Mi ha detto “voglio essere il tuo ragazzo”. Ho detto di sì, poi sono rimasta incinta. Questo è tutto quello che so. Quando sono rimasta incinta mi ha lasciato». Adesso lei non sa dove sia il padre 14enne di sua figlio. Continuerà a non andare a scuola e non avrà mai l'istruzione necessaria per rendersi realmente conto di ciò che le è successo. «Quello per cui stiamo lottando è introdurre l'educazione sessuale nelle scuole - dice Helen Leiva, che lavora per Tan Ux'il, organizzazione che si occupa di adolescenti e nascite - Non appena il governo annuncerà che è obbligatoria, andremo nelle scuole per insegnarla. Le ragazze non hanno idea di che cosa può portare il sesso. Non lo sanno perché le scuole si rifiutano di insegnarglielo. La povertà è un grosso problema».



Aborto illegale. Nel Paese l'aborto non è legale, tranne in rari casi che prevedono l'approvazione di diverse autorità. Questo comporta un elevato rischio di mortalità visto che molte ragazze si rivolgono a persone non competenti che mettono in atto pratiche che possono risultare fatali: secondo i dati dell'UNFPA, circa 2.5 milioni di adolescenti subiscono aborti non sicuri ogni anno.

«Legalizzare l'aborto in Guatemala significa abbassare il tasso di mortalità - dice Vasquez - Il nostro problema è lo stesso di tutti gli altri Paesi dove l'interruzione di gravidanza è illegale: le donne cercano aiuto in persone che non hanno le competenze o la formazione per eseguire aborti. È incredibilmente pericoloso».