Al Festival del giornalismo di Perugia la questione iraniana: ecco perché saranno i giovani a salvare Teheran. Più degli accordi sul nucleare

Al Festival del giornalismo di Perugia la questione iraniana: ecco perché saranno i giovani a salvare Teheran. Più degli accordi sul nucleare
di Antonio Bonanata
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Venerdì 17 Aprile 2015, 20:14 - Ultimo aggiornamento: 18 Aprile, 22:05
Cosa è successo in Iran dall'avvento del presidente Rohani e, ora, con l'accordo sul nucleare, siglato tra il paese mediorientale e gli Stati Uniti? Se ne parla al Festival internazionale del giornalismo, in programma a Perugia fino a domenica.



Il presidente Obama ha puntato molto a un esito positivo delle trattative, perché da lì si andrebbe verso un potenziale miglioramento di altre situazioni infuocate (Iraq, Siria, Yemen). Tutto il Medio Oriente ne beneficerebbe, dato il ruolo strategico svolto dall'Iran nella regione. Ma il Congresso americano ha l'ultima parola sull'accordo e in quell'assemblea Obama non ha più la maggioranza - in mano ai repubblicani, spalleggiati da Israele per un 'no' alla stretta di mano finale.



"In un certo senso, alcuni vi hanno letto una implicita fine dell'isolamento in cui il paese ha vissuto negli ultimi anni" spiega lo scrittore e giornalista Giuseppe Acconcia. "I tecnocrati, la parte politica che sostiene Rohani, hanno spinto con forza verso l'accordo, per chiudere e far dimenticare la pagina nera di Ahmadinejad, l'ex capo di stato ferocemente anti-occidentale. Ma il loro intento principale era vedersi riconoscere il diritto a un programma pacifico di arricchimento nucleare, nella speranza che le sanzioni internazionali venissero cancellate". Una delle conseguenze più gravi delle ritorsioni economiche decise dalle Nazioni Unite è stata la svalutazione della moneta, che - tra le altre cose - impedisce ai giovani di mettere da parte un po' di soldi per viaggiare, soprattutto all'estero (l'Iran è il paese con il più alto tasso di emigrazione di 'cervelli' al mondo).



In attesa della firma degli accordi, prevista per giugno, c'è il tempo di soffermarsi sugli eventuali cambiamenti intervenuti nella società. Nicola Zonin è un fotografo che ha viaggiato molto nel paese, vivendo da dentro la vita quotidiana di ragazzi e ragazze. Ne è nato un reportage, che Zonin illustra a Perugia. "Non si vedono cambiamenti, le pene capitali continuano ad aumentare; tempo fa è stato pubblicato un video, dove giovani di Teheran ballavano sui tetti al ritmo di 'Happy', e per questo sono stati arrestati" racconta il foto-giornalista.

Cosa è stato, quindi, della spinta propulsiva data dalla vittoria di Rohani? "La società civile iraniana è dinamica e vitale. I giovani sono da sempre protagonisti delle fasi di cambiamento nella storia del paese. Molti si oppongono così tanto all'attuale regime da andare via e trasferirsi in Europa" spiega Zonin. Con il suo lavoro ha voluto scoprire l'anima del paese, che per lui è stato "come un'amante, che si svelava giorno dopo giorno".



Poi precisa: "L’Iran è comunque felice, l'immagine che si percepisce all'esterno è diversa. La prima volta in cui ci sono andato avevo 28 anni, giovane borghese di città. Gli under 30 sono il 60 per cento della popolazione (70 milioni di abitanti). C'è un'alta scolarizzazione, che non ha equivalenti in tutto il Medio Oriente. È però presente, ancora, un forte spirito anti-americano". Ma anche culto della bellezza e dell'estetica, chirurgia plastica diffusa (è il paese arabo con il più alto numero di interventi al naso), attivismo sui social network e, in generale, nella rete, nonostante la rielezione di Ahmadinejad portò a una censura forte verso i social e Internet. "La vera differenza - conclude Zonin - è inter-generazionale, con i padri di questi ragazzi e ragazze, che vissero la rivoluzione del 1979".