Kobane, svolta della Turchia: «Aiutiamo peshmerga curdi a entrare in città»

Kobane, svolta della Turchia: «Aiutiamo peshmerga curdi a entrare in città»
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Lunedì 20 Ottobre 2014, 09:18 - Ultimo aggiornamento: 18:22

Punto si svolta per Kobane, la città dell'enclave curda della Siria tenuta sotto assedio da settimane dalle milizia terroriste dell'Isis: il governo turco ha infatti concesso il passaggio delle forze peshmerga del Kurdistan verso la città per contribuire a fermare l’avanzata dello Stato islamico (Isis).

«Non abbiamo mai voluto che Kobane cadesse.

La Turchia conduce diverse iniziative per impedirlo», ha detto il ministro per gli Affari europei Mevlüt Cavusoglu annunciando di aver preso misure per consentire a combattenti curdi iracheni di raggiungere Kobane attraverso il territorio turco. Nonostante le pressioni degli Stati Uniti, la Turchia finora si è rifiutata di intervenire militarmente per aiutare i curdi a resistere ai jihadisti dell'Isis in Siria. Ankara è impegnata da decenni in un conflitto a bassa intensità contro separatisti curdi del Pkk.

Circa 200 curdi sono intrappolati nel nord della Siria fatti prigionieri dagli jihadisti dello Stato islamico. Lo riferiscono fonti locali citate dal sito del quotidiano panarabo al Hayat. Le fonti affermano che i curdi sono originari di Ayn Issa, località tra Raqqa e il confine turco, decine di km a est di Kobane.

L'esercito americano ha paracadutato armi, munizioni e materiale medico ai curdi in Siria assediati nella città di Kobane, vicino al confine turco.

Lo ha reso noto ieri sera il Centro di comando americano per il Medio Oriente e l'Asia centrale. Un aereo cargo C-130 ha effettuato numerosi lanci di materiale fornito dalle autorità curde in Iraq per consentire agli assediati di resistere all'offensiva dell'Isis contro la città, ha precisato il Centro in un comunicato.

L'Australia ha raggiunto un accordo con il nuovo governo iracheno per il dispiegamento di circa 200 delle sue forze speciali per addestrare le truppe locali nel combattere contro i militanti dell'Isis. Lo ha annunciato la ministra degli Esteri australiana Julie Bishop, dopo aver incontrato a Baghdad il suo omologo Ibrahim al-Jaafari e alti funzionari per mettere a punto l'accordo che permette il dispiegamento in Iraq delle forze australiane, da un mese in attesa negli Emirati arabi uniti, perchè Baghdad non assicurava ancora le protezioni legali formali che Canberra chiedeva.

L'accordo è stato raggiunto solo all'indomani della nomina dei ministri dell'Interno e della Difesa del nuovo governo. «Abbiamo concluso un accordo sulla struttura legale che consente alle nostre forze speciali di operare in Iraq, quindi d'ora in poi sarà una questione operativa», ha detto Bishop. La missione delle forze speciali, ha precisato, sarà di «consigliare e assistere il governo iracheno nel costruire la capacità delle forze di sicurezza irachene». Canberra non ha alcun piano di mandare truppe di terra a combattere a fianco delle forze irachene, ha assicurato. L'Australia è stata una delle prime nazioni a unirsi alla campagna aerea della coalizione guidata dagli Usa e ha messo a disposizione un totale di 600 soldati, fra cui le forze speciali.

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