Pakistan, la guerra degli infermieri contro la poliomielite: «Sfidiamo i talebani e salviamo vite»

Pakistan, la guerra degli infermieri contro la poliomielite: «Sfidiamo i talebani e salviamo vite»
di Federica Macagnone
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Sabato 18 Aprile 2015, 19:05 - Ultimo aggiornamento: 19 Aprile, 22:16
Sfida ogni giorno la morte per salvare vite, per mettere in salvo il suo Paese, il Pakistan, da quella che è stata dichiarata un'emergenza sanitaria.



Farhina Touseef sfida i talebani, i pregiudizi del suo popolo per portare salvezza a quei bimbi che grazie a lei possono dire di avere ancora un futuro. Farhina è uno dei tanti angeli di quello che si potrebbe definire l'esercito della salvezza che ogni giorno, porta a porta, sfida i dettami dei talebani per portare il vaccino contro la poliomielite nelle case della sua gente.



Tre anni fa il Pakistan aveva quasi completamente debellato l'epidemia della terribile malattia virale e altamente contagiosa. Oggi, tuttavia, i casi di polio sono di nuovo in aumento, soprattutto dopo che i talebani hanno dichiarato il vaccino una «cospirazione occidentale» e «un'arma biologica» che fa ammalare realmente i bambini. Da allora per gli infermieri che ogni giorno portano i vaccini casa per casa è iniziato l'inferno: più di 80 persone sono state uccise dai talebani, due erano cari amici di Farhina.



«Mio marito mi continua a ripetere che dovrei smettere di fare questo lavoro – ha dichiarato la donna, madre di tre bambini, leader di un team di infermieri che somministrano vaccini gratis tra la popolazione – Io non ce la faccio. So che loro hanno bisogno di noi».



La vaccinazione - somministrata per via orale - è l'unico modo per fermare la diffusione della polio, malattia per la quale al momento non esiste alcuna cura: negli ultimi due anni in Pakistan ci sono stati 322 casi riconosciuti, la maggior parte dei quali riguardano bambini di età inferiore ai tre anni.



Ma oltre all'opposizione dei talebani che hanno intrapreso una guerra al vaccino, si deve far fronte alla diffidenza della gente, indottrinata dagli estremisti che continuano a ripetere che si tratta di una pratica contro gli islamici. Tra le tante vite che Farhina ha toccato negli anni ci sono anche due giovani sorelle, Maheen e Mariam, che hanno contratto la malattia dopo che il padre, un religioso conservatore, si era rifiutato di farle vaccinare. Adesso non resta che sperare che Mariam riesca a camminare di nuovo con dei tutori, ma per Maheen è troppo tardi.



Poco distante dalla loro casa, Aisha Usmaini, un religioso, predica quotidianamente sui rischi del vaccino: ad ascoltarlo oltre 400 donne che ascoltano come la prevenzione sia «parte di una guerra contro i musulmani».



«Dio non voglia che mi succeda qualcosa – ha concluso Farhina – che ne sarà dei miei figli, della mia famiglia? Un giorno, quando il Pakistan sarà libero dalla poliomielite, avrò del tempo libero per i miei bambini. Adesso gli altri miei figli hanno bisogno di me».