Una donna morta durante la presa di ostaggi al Lindt Chocolat Cafè di Sidney del 15 dicembre scorso è stata uccisa da frammenti di proiettili sparati dalla polizia durante il raid che ha posto fine al sequestro.
L'altro ostaggio morto è stato ucciso con un colpo alla nuca dal sequestratore, il rifugiato iraniano Man Haron Monis, sedicente religioso musulmano che diceva di appartenere allo Stato islamico. Monis è stato ucciso dalla polizia con 13 colpi, due dei quali alla testa. Lo ha riferito in tribunale a Sidney l'assistente avvocato del coroner, Jeremy Gormly, nell'udienza di apertura dell'inchiesta medico-legale.
Monis, 50 anni, rifugiato politico in Australia, numerosi precedenti per estremismo religioso e violenze sessuali, indagato per complicità nell'omicidio della sua ex moglie, aveva preso in ostaggio 18 persone all'interno del caffè, minacciandole con un mitra e dicendo di avere messo bombe radiocomandate in giro per la città (minaccia rivelatasi falsa).
Aveva detto di far parte dell'Isis, ma gli inquirenti non hanno trovato tracce di un suo collegamento con l'organizzazione.