Leopolda, Renzi tenta di unire le due anime della sinistra. Ma la classe dirigente non cambia

Leopolda, Renzi tenta di unire le due anime della sinistra. Ma la classe dirigente non cambia
di Marco Conti
2 Minuti di Lettura
Sabato 25 Ottobre 2014, 15:49 - Ultimo aggiornamento: 16:21
dal nostro inviato Marco Conti - FIRENZE - «Nella Leopolda del 2011 capimmo che l'Italia era un Paese scalabile».



Un moto di sincerità, quello di Matteo Renzi, e anche il modo per ricordare quale fosse la situazione politica ed economica dell'Italia solo tre anni fa; dove stesse il Pd, cosa facesse il sindacato che oggi scende in piazza, e come stesse l'allora coalizione di centrodestra che aveva vinto le elezioni nel 2008.



All'ex stazione Leopolda il ricordo delle precedenti edizioni è avvenuto ieri sera con il presidente del Consiglio nelle vesti del presentatore che ha riavvolto il nastro costruendo un blog tutto personale di immagini e parole, dal quale spicca una costante: i volti nuovi delle prime edizioni sono i volti della quinta Leopolda. Proprio perché non è un congresso o l'assemblea costituente di un partito, la Leopolda non genera nuova classe dirigente.



Sui due tavoli del palco i quattro giovani parlamentari Fanucci, Bonaccorsi, Famiglietti e Fregolent che "gestiscono" le incursioni di una telecamera in mezzo ai tavoli. L'attuale ministro Boschi che ieri sera ha aperto i lavori. E poi lui, Renzi, che prende la parola come e quando vuole per spronare, incoraggiare e ravvivare il confronto. E per guidare i cinquantadue tavoli tematici vecchi e nuovi volti della politica renziana. Non certo per creare un nuovo partito.



D'altra parte, dopo aver scalato il Pd arrivando alla segreteria, che bisogno ha Renzi di farsene un altro e, soprattutto, di coltivare altra classe dirigente oltre a quella che ha già messo in pista.



Piuttosto ha il problema di gestire chi bussa alla porta, e qui alla Leopolda di tentativi di riciclo se ne vedono. Alcuni cercati dallo stesso Renzi, altri subiti.



Dopo aver tagliato il cordone ombelicale, che ha sempre legato la sinistra al sindacato, Renzi tenta con la Leopolda di quest'anno di mettere insieme la sinistra di governo con la sinistra alla quale piace l'opposizione. La sinistra seduta ai tavoli della Leopolda, Gennaro Migliore in testa, e la sinistra che lunedì tornerà a palazzo Chigi. Uno sforzo di sintesi che riduce lo spazio anche alla Cgil che, dopo la manifestazione di oggi, dovrà decidere se tornare al tavolo del negoziato con il governo o proclamare uno sciopero generale la cui riuscita sarà tutto da verificare.



Uno sciopero che comunque non potrà non far male al governo visto che il maggior problema che affligge Renzi è proprio quello di ribaltare la sensazione di sfiducia e rassegnazione che c'è nel Paese è che blocca i consumi e gonfia i depositi sui conti correnti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA