Napolitano fa scudo a Renzi: no al voto, riforme ineludibili e niente scissioni

Giorgio Napolitano
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Mercoledì 17 Dicembre 2014, 08:04 - Ultimo aggiornamento: 21:07

Le previsioni della vigilia sono state rispettate. Nessun annuncio formale di imminenti dimissioni ma solo conferma di un impegno a termine, sino «alla fine del semestre di presidenza italiana nella Ue», nell'atteso e applaudito intervento di Giorgio Napolitano per lo scambio di auguri natalizi con le alte cariche istituzionali. Insomma, un congedo soft.

Con un nuovo «no» al voto anticipato che evoca instabilità.

Quella del Capo dello Stato è stata una lunga, meditata analisi della situazione politico-istituzionale del Paese con un respiro europeo molto ampio, legato alla necessità imboccare la svolta verso la crescita «oltre i limiti soffocanti e controproducenti dell'austerità».

L'URGENZA

Ma proprio in tale contesto emerge la necessità di «passare ai fatti» e di procedere con coerenza «senza battute d'arresto» sulla via delle riforme. Napolitano non usa la bacchetta. Al contrario non è avaro di elogi per l'azione di Renzi e per il programma di riforme messo in cantiere dal governo. «Un cambiamento era divenuto indispensabile, non più eludibile o rinviabile», osserva il Presidente che - pur non ignorando «le prove ancora pesanti» che abbiamo davanti - avverte: «Non si attenti in qualsiasi modo alla continuità di questo nuovo corso». Napolitano parla di una fiducia sulle potenzialità economiche dell'Italia da non disperdere e di un «clima sociale» indispensabile per portare avanti le riforme. Preoccupa la mancanza di dialogo.

Tuttavia non manca una stoccata ai sindacati: «Serve rispetto delle prerogative di decisione del governo e del Parlamento». Ma serve soprattutto maggiore condivisione di responsabilità per fornire «un'immagine seria» del nostro Paese. E su questo punto l'ammonimento di Napolitano è molto forte. «Basta con le discussioni ipotetiche: se e quando si voglia puntare su elezioni anticipate ovvero se soffino venti di scissione in questa o quella formazione politica», sottolinea il Presidente: «E' solo un confuso agitarsi che evoca lo spettro dell'instabilità e il danno può essere grave». Insomma, niente voto anticipato ma confronto non dispersivo sulle prospettive per ridare alla politica il ruolo che è venuta perdendo e per contrastare «la patologia destabilizzante ed eversiva dell'antipolitica».

Quanto alle riforme Napolitano difende quella del mercato del lavoro, e liquida la discussione sull'art.18 come «un'interpretazione riduttiva, concentrata sul punto di massimo possibile dissenso». Analoga energica difesa Napolitano la riserva alla riforma costituzionale per il superamento del bicameralismo paritario che non è «un tic da rottamatori». Ironizza su chi si considera «nato ieri» (il movimento grillino) ignorando la lunga battaglia per recuperare agibilità e correttezza ad un sistema in cui c'è l'abuso dei decreti e del voto di fiducia. E' legittimo dissentire - osserva - ma non farlo con spregiudicate tattiche emendative che portino a colpire la coerenza sistematica della riforma. Un richiamo all'opposizione e, forse, alla sinistra del Pd. Non manca una vigorosa denuncia per «lo scandaloso diffondersi della corruzione e del malaffare».

«Colpendo i bersagli giusti - ammonisce il Presidente - compresi gli intrecci con la criminalità organizzata. Ma le generalizzazioni improprie sul mondo della politica vanno evitate perché fuorvianti». Su tutto c'è l'esigenza di una continuità istituzionale e politica anche perché i nostri partner europei ce la chiedono. «Non deludiamoli e non veniamo meno ai nostri doveri» conclude Napolitano nel congedarsi dalle alte cariche. E poi fuori onda chiederà alla Boldrini: «Sono stato troppo lungo?».

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