Rai, la rivoluzione incompresa e spaventosa del nuovo dg Campo Dall'Orto

Rai, la rivoluzione incompresa e spaventosa del nuovo dg Campo Dall'Orto
di Mario Ajello
1 Minuto di Lettura
Mercoledì 2 Settembre 2015, 12:33 - Ultimo aggiornamento: 15:41
Ma chi è, un marziano? Quelli del Cda della Rai, abituati a navigare tra partiti, correnti, sottocorrenti della politica tradizionale, della solita comunicazione e del giornalismo di Palazzo, hanno visto che il ciuffo cioè il dg Campo Dall'Orto ha cominciato a delineare il suo progetto - alla vigilia del prima riunione stamattina della nuova dirigenza Rai - e un po' ci hanno capito qualcosa e un po' ci hanno capito poco.



È troppo da marziano dire che "le nomine si faranno poi e non ora"? Certamente lo è, visto che in Rai le nomine sono sempre state la vera urgenza dei partiti e dei loro emissari a Viale Mazzini. E parlare di "Rai pop", come fa il marziano col ciuffo, non è che significa Rai meno pol (intesa come politica)? E quanto fa male, alle orecchie del sistema archeologico-tradizionale di cui questo Cda al netto della presidente sembra espressione, sentire che la tivvú "non è più il centro del mondo" e esistono cose come Netflix, Buzzfeed e Periscope e che l'alfabetizzazione ora é quella digitale e che - udite udite - si possono perfino perdere ascolti sull'altare dell'innovazione totale come fu a suo tempo nel calcio il gioco di Arrigo Sacchi? Al primo Cda dell'epoca Maggioni-Campo Dall'Orto l'atmosfera dominante sembra essere un po' questa: speriamo che il dg stia scherzando.
© RIPRODUZIONE RISERVATA