Da Favia a Pizzarotti: tutti gli errori di Grillo in Emilia Romagna, l'ex laboratorio del M5S

Da Favia a Pizzarotti: tutti gli errori di Grillo in Emilia Romagna, l'ex laboratorio del M5S
di Simone Canettieri
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Lunedì 24 Novembre 2014, 01:37 - Ultimo aggiornamento: 03:22
L'eta' dell'oro e' davvero finita? E' La prima vera avvisaglia che stavolta cari Gianroberto e Beppe abbiamo un problema? Il lontano terzo posto che sta segnando la grillina Giulia Gibertoni in Emilia Romagna dà spazio a più di una riflessione, dal sapore felliniano di amarcord. Perché, al netto di cifre ancora da cristalizzare, è la spia della parabola grillina: da tsunami a quasi irrilevanza nelle retrovie dell'opposizione. Proprio qui, dove tutto nacque con i primi Vaffa-Day. Che sarebbe finita così, con una mesta medaglia di bronzo, lo avevano capito anche Grillo e Casaleggio.



Ma tra poche ore scatterà il momento dell'autocritica nel M5S che nella regione laboratorio diventa paradigma di una crisi e sfogatoio di un giocattolo rotto da tempo. Perché Grillo perde tante incollature non tanto nei confronti del Pd, quanto della Lega, la nuova Lega 2.0 più difficile da attaccare sul piano dell'antipolitica, più netta sugli immigrati e sull'euro rispetto ai parlamentari grillini e con un vantaggio chiaro: qui c'è un leader, Matteo Salvini, che si trova a proprio agio nell'acquario televisivo, che sia Vespa o Floris poco importa.
Il boom della Lega, l'astensione galoppante: ecco i nemici del non partito del comico genovese. Il quale da un paio d'anni da queste parti non ne azzecca una.



Troppo facile ricordare in ordine più o meno temporale tutti gli errori di crescita che il M5S è riuscito a infilare tra la via Emilia e il West: il primo epurato che pose il tema della democrazia interna (il ferrarese Valentino Tavolazzi), il primo "traditore", poi anche egli cacciato con un post sul blog (l'ex piccolo principe Giovanni Favia) fino ad arrivare a quel perenne doloretto intercostale che si chiama Federico Pizzarotti, sindaco di una Parma che di grillino, nel senso ortodosso del termine, ormai conserva solo le didascalie sotto alle foto dei giornali.



In mezzo a questi tre macro-personaggi c'è tutto: la crescita esponenziale del movimento nato dal basso e il risultato deludente di queste ore, che somiglia molto a una parabola.



Perché se poi si aggiungono il trattamento riservata alla consigliera comunale di Bologna Federica Salsi, attaccata e ovviamente messa alla porta perché osò andare in televisione a dispetto del Capo, le varie lettere di licenziamento senza ricevuta di ritorno inviate via blog a questo o quell'esponente pentastellato (l'ultimo il consigliere regionale De Franceschi, rimasto solo nel gruppo dopo l'addio di Favia poi candidato alle politiche con Rivoluzione civile) le grida che si sollevarono allora dall'Emilia Romagna diventano le percentuali deludenti di queste ore. "Un Vaffa day di ritorno", malignano in rete, mentre il blog di Beppe Grillo tace.
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