Atac, conti in rosso, Marino tira dritto: «Si privatizza o il crac è inevitabile»

Atac, conti in rosso, Marino tira dritto: «Si privatizza o il crac è inevitabile»
di Fabio Rossi
3 Minuti di Lettura
Venerdì 31 Luglio 2015, 06:33 - Ultimo aggiornamento: 4 Agosto, 11:36

Sull'Atac Ignazio Marino tira dritto: l'azienda così come è non può più garantire servizi adeguati alla Capitale, e una forma di privatizzazione, seppure parziale, è entrata nell'agenda delle possibili soluzioni a una vicenda che sta mettendo in crisi la stessa amministrazione. Il sindaco lo dice a chiare lettere, nell'incontro di ieri pomeriggio con in sindacati, mentre alcuni dipendenti dell'azienda protestavano sotto le finestre del Campidoglio: «Aprire a un nuovo partner industriale è indispensabile - sottolinea il chirurgo dem ai responsabili sindacali - anche perché al momento non ci sono nemmeno i soldi per i pezzi di ricambio».

Nessuna marcia indietro, quindi.

E se Alberto Civica, segretario Uil di Roma e Lazio, ricorda che «non si può pensare a una privatizzazione, tra l'altro, di un'azienda che nessuno acquisterebbe», il direttore generale dell'Atac, Francesco Micheli, risponde che «rispetto ai conti economici la situazione è in miglioramento, ma con questa struttura patrimoniale non si va da nessuna parte: è pensabile che questa azienda non possa fare investimenti?». Marino, comunque, apprezza l'accordo sulla produttività, siglato il 17 luglio con l'ex assessore Guido Improta - che stabilizza 400 tra autisti e operai e aumenta l'orario di lavoro dei macchinisti - ma sottolinea come ci sia un problema di «frammentazione della rete, come nel caso della Roma-Lido, che viene gestita dall'Atac ma è di proprietà della Regione: il Comune ci mette la faccia, quindi, ma non può mettere in cantiere investimenti sull'infrastruttura».

LE PROPOSTE

Aperture alle idee dei sindacati arrivano però dal neo assessore alla mobilità, Stefano Esposito. Cgil, Cisl e Uil propongono di realizzare un'agenzia unica regionale, che gestisca tutto il trasporto pubblico nel Lazio, rifiutando la privatizzazione. «Noi siamo per continuare a fare ciò che già stiamo facendo, evitare il disagio per la cittadinanza, tutelare i dipendenti di Atac e rendere questa azione compatibile con il bisogno di efficienza», sottolinea Mario Bertone (Cisl). «Abbiamo firmato un accordo il 17 luglio che prevede l'affidamento in house dell'Atac fino al 2019, data di liberalizzazione prevista dall'Europa», ricorda Civica. Ma sull'agenzia unica il Campidoglio è pronto ad aprire un tavolo di confronto con la Regione e le Ferrovie dello Stato. «Abbiamo cominciato a mettere i piedi nel piatto e c'è la necessità di avere la Regione al tavolo, per valutare la proposta dei sindacati - commenta Esposito - Io ho qualche dubbio che questa operazione si possa fare senza un'evidenza pubblica, però il clima è positivo».

Intanto in Campidoglio si cercano risorse per ricapitalizzare l'Atac e tentare un rilancio in extremis della società di via Prenestina: per farlo si pensa a una norma aggiuntiva da inserire come emendamento nell'assestamento di bilancio o in un provvedimento ad hoc da approvare a settembre. Ma l'opposizione fa muro: «Ricapitalizzare l'azienda per poi cederla significa rubare soldi ai romani - attaccano Fabrizio Ghera e Lavinia Mennuni (Fdi-An) - E noi questo non lo permetteremo».

LO SCIOPERO

L'Unione sindacale di base (Usb) ha proclamato per venerdì 7 agosto lo sciopero dei lavoratori del trasporto pubblico locale della Capitale «contro la privatizzazione di Atac e la criminalizzazione dei lavoratori». La protesta è stata indetta dalle 8,30 alle 12,30.