Atac, il piano che apre ai privati: «Risparmi per 150 milioni di euro»

Atac, il piano che apre ai privati: «Risparmi per 150 milioni di euro»
di Simone Canettieri
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Venerdì 31 Luglio 2015, 06:33 - Ultimo aggiornamento: 08:39
«A me le partecipate, please», ha detto subito il sindaco Ignazio Marino, sfilando la delega dal portafogli dell'assessore Marco Causi. A dire il vero, lo schema originario prevedeva l'affidamento del dossier alla fedelissima del cerchio magico, Alessandra Cattoi, «ma poi lo smacco per il parlamentare dem sarebbe stato troppo grande», dicono in Comune. Bene, ma qual è l'idea del sindaco sulla galassia di società che puntellano a vario titolo il Campidoglio? Bisogna fare subito una distinzione. Il grosso della partita ruota intorno alle due municipalizzate (20mila dipendenti in tutto) che offrono i servizi finiti nel mirino dei romani: trasporti e rifiuti.



RIFIUTI E TRASPORTI

Per Atac, il Campidoglio ha già tracciato il futuro: l'azienda aprirà le porte a privati. O meglio: «A nuovi partner industriali». Il processo non è semplice, «ci vorranno tra i 18 e i 24 mesi». Il tempo per rimettere in sesto i conti e rendere sexy Atac. Appena sarà passato il piano, scatterà la seconda rivoluzione, più volte annunciata da Marino: mettere a gara lo spazzamento e la raccolta dei rifiuti (per lo smaltimento e il conferimento nei Tmb già accade). Un modo per «costringere» Ama a migliorare le proprie performance, finite nel mirino dell'opinione pubblica internazionale con la didascalia: Roma è sporca. Ma si tratta soprattutto di un esperimento per sondare il terreno. Si inizierà da alcuni municipi, quelli più critici, come il I e il II. Il Campidoglio bandirà gare europee per piccoli lotti. Il test non arriverà prima del prossimo anno, in concomitanza con il nuovo contratto di servizio. C'è anche chi fa notare che la mossa potrebbe essere controproducente: la privatizzazione di questi servizi funziona se c'è massa critica, quindi se l'appalto è vasto. Spezzettare, mettendo sul mercato una parte minoritaria del tutto, potrebbe solo aumentare i costi per le casse capitoline, a danno dell'efficienza.



IL PIANO DI RIENTRO

Il resto, anzi il grosso, del capitolo società è stato già chiuso dall'ex assessore Silvia Scozzese. Con l'attuazione - un anno prima del dovuto - del piano di rientro imposto dal Governo con l'ultimo Salva Roma scompariranno una decina di società di secondo livello, altre saranno dismesse e vendute e il Comune, infine, cederà le quote «non strategiche» possedute in altre partecipate. Risparmi stimati: 150 milioni di euro. La parte delle alienazioni riguarda Farmacap (in perdita da più di tre esercizi) e Assicurazioni di Roma. Per la prima sarà nominato un commissario che avrà il compito di provare a mettere in piedi i conti, altrimenti la strada è segnata: «La trasformazione da azienda speciale a società per azioni a maggioranza pubblica». Discorso diverso per la mutua capitolina: il commissario liquidatore è già al lavoro per vendere Assicurazioni di Roma, da sempre con i bilanci in attivo ma poco conveniente per il Comune per via delle polizze considerate fuori mercato. I settanta dipendenti continueranno - in maniera esternalizzata - a lavorare per il Comune.



Ancora da capire come andrà a finire l' "uscita” da Eur spa (10% del Comune, il resto del Mef). Finora c'è stato solo un salvataggio finanziario, anche se l'orientamento del Campidoglio è chiaro: seguire le mosse di via XX Settembre, salvando i «gioielli» architettonici dell'Eur. Tra le quote che saranno vendute, compare la partecipazione in Aeroporti di Roma. Si tratta della società che gestisce gli scali aeroportuali di Fiumicino e Ciampino, di cui Palazzo Senatorio detiene al momento l'1.3%, per un valore di mercato stimato in circa 13 milioni di euro. Il piano di rientro si dovrà chiudere dando l'addio a Centro Fiori, Centro Agroalimentare e Investimenti spa (scatola magica del sistema fieristico romano).