Esposito, ritratto del nemico dei no Tav che sogna l’Atac ad alta velocità

Esposito, ritratto del nemico dei no Tav che sogna l’Atac ad alta velocità
di Simone Canettieri
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Mercoledì 2 Settembre 2015, 19:09 - Ultimo aggiornamento: 19:11
​Sogna l’Atav. «E cioè l’alta velocità dell’Atac: autobus e metropolitane che finalmente vadano spediti, senza più scioperi a singhiozzo, altrimenti i romani ci corrono dietro con i forconi e fanno bene». Per rilassarsi dopoun giornata niente male, il neo assessore ai Trasporti Stefano Esposito è al Senato - dove è conosciuto per essere «un furbo napoletano quando presenta gli emendamenti e un sottile torinese quando li scrive» - al posto di combattimento. Per interpretare al meglio il ruolo del doppio incarico («I nostri numeri a Palazzo Madama li conoscono tutti...»). Il torinese, odiato dai NoTav, che è andato dove tutti avevano «detto no» ha già in mente un paio di idee su come raddrizzare la grande Lentezza di Roma. «Domani -oggi ndr- mi incontrerò con il mio predecessore Improta, poi convocherò tutti i sindacati, chiederò un passo indietro a tutti: macchinisti e dipendenti sono pagati con i soldi dei romani non si può andare avanti così. Per il Giubileo dobbiamo rientrare nella normalità, mi do da oggi novanta giorni, altrimenti lascio».



AVANTI, SAVOIA

Il torinese devoto a Cavour e che ama la Juve forse non dirà subito ai sindacati ciò che pensa del futuro della municipalizzata: «Meglio che i privati abbiano la maggioranza delle quote, su questo sono più drastico del sindaco Marino, ma sono pronto a farmi convincere del contrario». Avanti, Savoia. Esposito è uno che,come si dice ironicamente nel mondo di Twitter da lui bazzicato con frequenza e compulsione al punto che nella foga ieri gli è scappato anche un apostrofo di troppo,
«la tocca piano». Nel senso che, al contrario, ci va giù in maniera drastica. Ogni tot si azzuffa con qualcuno.



A Roma è il bersaglio preferito dei grillini («Dovranno pure divertirsi, poverini »); a Torino quello dei No-Tav, che uscendo da Internet un paio di anni fa gli fecero trovare anche un presente sotto casa: due molotov. «Da quel giorno vivo sotto scorta», e nella giunta Marino sarà in buona compagnia. Quando parla della Torino-Lione, cita Camillo Benso: «Se si vanno a prendere gli scritti di Cavour, si scopre che i contrari al primo collegamento ferroviario erano gli stessi che oggi non vogliono la Tav». La sua nomina in giunta - arrivata nella tarda notte di lunedì dopo il blitz di Renzi alla Festa dell’Unità - è stata salutata dal gruppo di Sel in Comunecon un altro regalino. Ma niente di esplosivo. «Sì, i vendoliani di Peciola mi hanno fatto avere il libro di Erri De Luca: già letto, tempo perso». Ogni riga di Esposito è una polemica. Lui lo sa e la cosa sembra divertirlo.



SUL LITORALE

Quando Matteo Orfini lo ha chiamato a fare il commissario del Pd a Ostia, Esposito è diventato

subito un’attrazione del litorale.
Ogni giorno un titolo.
Botte da orbi - su Facebook - con il clan Spada, blitz sulle ruspe per buttare giù il muro e i chioschi abusivi e tante sigarette fumate insieme ad Alfonso Sabella per capire da dove iniziare a mettere le mani. «Se dico che Ostia è come Reggio Calabria, in Calabria si offendono. C’è troppa omertà, ma stiamo facendo un gran lavoro». Compatto nel fisico, puntiglioso nella polemica fino alla provocazione, segue la stella cometa di Cavour (che non a caso diceva di Roma che «è la sola città d’Italia che non abbia memorie esclusivamente municipali») e sogna la terza stella per la Vecchia Signora. «Hofatto la vita di curva, le ho date e le ho prese». Bianconero e figiciotto, lo ricordano a Torino. Dove ha fatto tutta la trafila nella filiera rossa dal Pci ai Ds, lavorando come casellante, finendo poi nello staff dell’allora assessore alla Casa della giunta Chiamparino, Roberto Tricarico (ora nel cerchio magico di Marino). Forse anche questo avrà influito? «La verità è che sono una mosca bianca: nessuno voleva fare l’assessore ai Trasporti». Renzi, scherzando ma non troppo, lo ha definito «uno pericoloso» e che avrebbe mandato più volentieri in «Quatar». A lui la fama del duro non dispiace.Ma quando ieri lo hanno chiamato i suoi due figli più grandi - la terza ha 22 mesi - per dirgli che lo avevano visto in tv, papà Stefano non ha avuto il coraggio di annunciare ai pargoli la ferale notizia: dovremo accorciare le vacanze. «Meno male che c’è l’Alta Velocità così posso stare vicino alla mia famiglia», dice, candido, ma potrebbe essere anche una provocazione.