Acilia, il pedofilo inchiodato da 2 bimbi
l'allenatore dell'oratorio resta in carcere

Acilia, il pedofilo inchiodato da 2 bimbi l'allenatore dell'oratorio resta in carcere
di Adelaide Pierucci
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Martedì 15 Aprile 2014, 08:09 - Ultimo aggiornamento: 16 Aprile, 16:04
Ha mostrato un impulso criminale irrefrenabile e per questo nessun'altra misura di custodia allo stato idonea a fronteggiarlo.



Con queste motivazioni i giudici del Riesame hanno respinto la scarcerazione per l'allenatore dell'oratorio di Acilia, finito a Regina Coeli a fine febbraio con l'accusa di abusi sessuali su due bimbi di 9 anni che con lui tiravano i primi calci a un pallone nel cortile della parrocchia. Il mister, Danilo C., 47 anni, non merita neanche gli arresti domiciliari, è stata la conclusione del tribunale della libertà, perché le piccole vittime si sono mostrate attendibili e lui in preda di un impulso evidentemente non gestibile.



L'ORDINANZA

«Sussistono confortanti segnali (e riscontri)» ha sottolineato il collegio, presidente Claudio Carini, «della piena credibilità dei due bambini, della spontaneità e genuinità della loro narrazione e della veridicità dei fatti da ciascuno riferiti». Anche perché ci sarebbe una coincidenza a provarlo: la stessa promessa fatta dall'allenatore per adescare i piccoli calciatori, ossia giocare con la Wii, i videogiochi. Un racconto ieri ripetuto da uno dei bimbi nell'incidente probatorio che si è tenuto a Piazzale Clodio in presenza di giudici e psicologi. «Marco e Giuseppe (i nomi sono di fantasia), senza conoscersi, a distanza di un anno l'uno dall'altro, hanno riferito al pm, nelle forme garantite dell'audizione protetta e l'assistenza di uno psicologo, con precisione - Marco facendo anche dei disegni - dati sorprendentemente coincidenti sia per la tipologia di abuso sessuale sia per la modalità di approccio, ossia la promessa di regali e la condivisione della Wii», si legge nell'ordinanza del Riesame che ha respinto la scarcerazione dell'allenatore rimosso qualche mese prima dell'arresto.



WII-PARTY

Nel racconto di entrambi i piccoli, come confermato anche dall'esame di ieri, non sarebbero mai emerse tracce di «incongruenze, contraddizioni o condizionamenti». Il loro agghiacciante racconto infatti è stato ripetuto più volte a più persone e purtroppo sempre con le stesse conclusioni. Uno dei bimbi sarebbe stato molestato negli spogliatoi, l'altro nell'abitazione del mister, visto che era un amichetto del figlio, e veniva invitato ai Wii-party organizzati a casa. I bambini avevano confidato quanto accaduto ai genitori nell'immediatezza dei fatti. Uno, anzi, si era lasciato si era apertp anche con un compito in classe e con le maestre, che poi hanno confermato le confidenze ai magistrati. Intanto la posizione del mister, sposato e padre di tre figli, si aggrava. Un terzo bambino avrebbe raccontato un episodio sospetto avvenuto negli spogliatoi, nell'autunno del 2012. Col pretesto di cambiargli i pantaloncini e prepararlo all'allenamento (mentre in realtà il bimbo era già pronto) l'allenatore l'avrebbe costretto a rimanere a lungo con lui. Il padre del piccolo ha inoltre ricordato ai carabinieri di via In Selci che in un'altra situazione aveva constatato che l'allenatore si era insolitamente chiuso a chiave nello spogliatoio (unico adulto) con una decina di minori alcuni dei quali impegnati sotto la doccia.



LA DIFESA

«Vi farò tanti regali, dei videogiochi bellissimi», era la promessa del mister, un operaio, che il pomeriggio allenava i ragazzini dai 7 ai 10 anni della squadra di calcio parrocchiale affiliata alla As Roma nella parrocchia di San Giuseppe Martire. Un uomo ora disperato e che, assistito dagli avvocati Fabrizio Consiglio e Eugenio Daidone, vorrebbe essere risentito dai magistrati per spiegare eventuali equivoci. «Non ho mai toccato un bambino», continua a ripetere. «Per me era una forma di volontariato avviarli al gioco del calcio. Spero di uscire al più presto da questo tunnel e che la verità emerga». Molti parrocchiani non gli hanno voltato le spalle. «Il Mister? Un brav'uomo».
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