«Mi toccava e io ero bloccata, ho paura d'incontrarlo ancora»

«Mi toccava e io ero bloccata, ho paura d'incontrarlo ancora»
di Davide Gambardella
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Martedì 30 Settembre 2014, 06:20 - Ultimo aggiornamento: 07:53
Pi mi toccava e pi mi mancava il fiato. Ero bloccata, imbarazzata.

Poi, quando siamo scese dal secondo bus ed ha cominciato a seguirci anche a Grotte Celoni, ho cominciato ad urlare». Il cellulare di Nadia (il nome è di fantasia), non smette mai di squillare.

E' una ragazza forte e decisa, ed al telefono, a parenti e amici, continua a ripetere un laconico «sto bene, non vi preoccupate per me». «Ho avuto paura – ammette – perché quell'uomo pare volesse controllare tutti i miei movimenti. Mi braccava. Era seduto vicino a me, mi toccava. Poi ha preso a seguirmi. Era grande e grosso rispetto a noi».



L'ANGOSCIA

Lei, quindici anni ed iscritta al primo anno dell'istituto alberghiero, ha l'aria stanca, gli occhi ancora sgranati e poca voglia di rispondere alle domande del cronista. Ma quando le si fa notare che ha corso un grosso rischio, trova la forza e risponde quasi stizzita: «Sì, lo so, ma per fortuna non è successo nulla. Non voglio più pensarci. Se lo conoscevo? No, mai visto prima. Però ora ho paura di poterlo incontrare di nuovo».

I genitori della quindicenne sono ancora scossi. «Eravamo a casa quando ci hanno avvisati – racconta Marcello, il padre, di professione pizzaiolo – Sono tornato da poco a Roma dopo il periodo stagionale in Sardegna, e mi stavo godendo una tranquilla mattinata con mia moglie. Mai avrei potuto immaginare una simile storiaccia».



LA DENUNCIA

Marcello, assieme alla moglie Silvana, è stato il primo a recarsi presso gli uffici della polizia locale. E dopo essersi assicurato delle condizioni della figlia, è riuscito a tirare un sospiro di sollievo, lasciandosi poi andare ad uno sfogo: «Noi abbiamo denunciato l'aggressore perché vogliamo che fatti del genere non finiscano nel dimenticatoio – afferma – Non si può far finta di nulla, né far passare questa vicenda in sordina: mia figlia, quindici anni, è stata molestata in pieno giorno e su un autobus da un immigrato. Lei da oggi non è più libera di salire su un bus, mentre i malviventi, i malintenzionati, quelli sì. No, non è questione di razzismo, ma bisogna dare un nome alle emergenza, ed in questa parte di Roma una delle emergenze è dettata dal numero eccessivo di immigrati che agiscono come meglio credono».



NESSUN RAZZISMO

Gli fa eco mamma Silvana: «Non abbiamo nulla contro gli immigrati, siamo per la piena integrazione e nostra figlia poteva essere aggredita anche da un italiano. Abbiamo diversi amici che provengono dall'Africa. I bus di questa zona però si sono trasformati in diligenze fuori controllo, dove spesso avvengono veri e proprio assalti. Episodi di violenza che spesso riguardano donne e dietro cui, manco a dirlo, ci sono degli immigrati. Ora spero solo che mia figlia si riprenda dallo choc. Certo d'ora in poi sarà difficile anche per noi genitori, saperla in giro sui mezzi pubblici»