Roma, Monteverde sotto choc per l'egiziano ucciso e incaprettato in strada: «È stato il racket della frutta»

Roma, Monteverde sotto choc per l'egiziano ucciso e incaprettato in strada: «È stato il racket della frutta»
di Laura Bogliolo e Marco De Risi
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Domenica 5 Luglio 2015, 09:52 - Ultimo aggiornamento: 19:33

«Lo so, è lui: Hashem, me lo sento». Nelle mani aveva ancora la foto del fratello. Da giorni andava in giro per il quartiere Monteverde chiedendo disperatamente a chiunque: «Lo avete visto? È scomparso». Ieri mattina il presagio di morte di Amed Gaafar si è materializzato in una stradina poco distante dall'appartamento dove viveva con il fratello: il capo avvolto in un sacco stretto con nastro adesivo e spago che dal collo scende giù fino alle mani annodate sul corpo in stato di decomposizione, abbandonato dentro sacchi neri di plastica lasciati tra due auto parcheggiate in via Pietro Cartoni, davanti al civico 191. Incaprettato, vittima di una aberrante esecuzione che ha sconvolto Monteverde.

Sequestrato, forse strangolato con una corda, incaprettato, poi lasciato in strada.

Hashem El Sayed Gaafar Abou El Hamd, 47 anni, originario di El Cairo, da vent'anni a Roma, da quattro aveva smesso di fare il cuoco: malato di diabete e aveva subìto il trapianto di un rene. Faceva lavori saltuari, ogni tanto vendeva fiori a un angolo della strada nel quartiere. «Avrebbe dovuto aprire una frutteria con alcuni parenti» raccontano nel quartiere. Quel negozio distante solo pochi metri da dove è stato ritrovato il corpo ieri poco dopo le 7.

Ad avvertire la polizia Roberto, gestore della pasticceria I Golosi. Davanti alle serrande del suo negozio sono stati lasciati i sacchi neri con la vittima incaprettata. Sul corpo non ci sono segni di arma da fuoco. Secondo le prime indagini sarebbe morto per soffocamento, strangolato con la corda. Il corpo era in stato di decomposizione, cosa che ha reso difficile il riconoscimento da parte dei due fratelli: uno parcheggiatore abusivo davanti all'ospedale San Camillo, l'altro lavora in un negozio di autolavaggio. Tutti sono incensurati, non hanno mai avuto problemi con la giustizia. Il procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani ha disposto l'autopsia che dovrebbe essere fatta al massimo lunedì.

TESTIMONI

Hashem aveva la famiglia e un terzo fratello in Egitto. Sembra però che a Roma, sempre a Monteverde, secondo le prime indagini della polizia, avesse una compagna: «romena, badante, incinta di 7 mesi» raccontano anche nel quartiere. Secondo altri aveva la moglie e figli in Egitto. Non aveva precedenti, i fratelli Gaafar vengono descritti da tutti «brave persone, lavoratori». Il corpo a due passi dal negozio di frutteria nel quale stavano facendo lavori da settimane e che non era ancora aperto, poi quelle voci nel quartiere su una presunta relazione con una ragazza romena. Gli agenti della Squadra mobile diretti da Luigi Silipo seguono due piste: quella passionale e quella legata al racket delle frutterie gestite da egiziani. Pesa sulle indagini il ricordo di un omicidio con modalità simili avvenuto nel 2013: un egiziano, gestore di diverse frutterie alla Balduina, trovato incaprettato alla Marcigliana, ucciso perché non pagava il pizzo. A scoprire il corpo ieri mattina poco dopo le 7 è stato Roberto, gestore della pasticceria I Golosi in via Pietro Cartoni, al civico 191. «Ho visto i sacchi neri dai quali spuntava un braccio, è stato terrificante, ho subito chiamato la polizia» raccontava ieri sconvolto.

LE TELECAMERE

A pochi metri dal corpo martoriato, ecco le serrande del locale dove l'egiziano insieme a dei parenti avrebbe dovuto aprire la frutteria. C'è ancora l'insegna con la scritta “Erboristeria”. Gli agenti della Squadra Mobile hanno sequestrato le telecamere della vicina farmacia, effettuato i rilievi sulle auto tra le quali è stato lasciato il corpo alla ricerca di impronte. Una donna, residente nella via, avrebbe visto i sacchi neri abbandonati tra le auto già venerdì sera.

LA RICOSTRUZIONE

«Erano le 21 circa e quelle buste nere già c'erano» ha assicurato agli agenti. È stato sequestrato anche un trolley nero vicino ai sacchi. A testimoniare anche altre due donne, straniere, che vivono nella palazzina che si affaccia sul luogo del ritrovamento. «Abbiamo visto un furgone» hanno raccontato. Forse il mezzo con il quale è stato trasportato il corpo. I fratelli hanno denunciato ai carabinieri la scomparsa di Hashem mercoledì, ma già da qualche giorno avevano perso le sue tracce. «Lo avevano sentito al cellulare per dirgli che sarebbero andati a cena fuori» racconta Omar il fioraio, coinquilino dei fratelli Gaafar.

Ma Hashem non si trova. «Non aveva nemici, era una brava persona» continuavano a dire ieri a Montesacro, mentre il ricordo di quel corpo incaprettato difficilmente svanirà dai ricordi di un quartiere sotto choc.

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