San Giovanni, chiude la pasticceria Pompi: accuse sul cartello «razzista»

San Giovanni, chiude la pasticceria Pompi: accuse sul cartello «razzista»
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Domenica 12 Ottobre 2014, 14:39 - Ultimo aggiornamento: 14 Ottobre, 18:02

L'annuncio è stato dato così, con un cartello affisso sul bancone del bar: «Recessione è quando il tuo vicino perde il lavoro. Depressione è quando lo perde un tuo familiare. Panico quando lo perdono tutti i tuoi dipendenti…60! Grazie a questo lungimirante Municipio, alle vie limitrofe e ai residenti, i cittadini non avranno più il loro punto di ritrovo a cui erano abituati da 54 anni! Avranno tranquillità e più tempo, per imparare il cinese…vista la prossima apertura, dopo la nostra storica attività romana, di un bazar o ristorante cinese».

La storica pasticceria Pompi di via Albalonga a San Giovanni chiude i battenti.

E la notizia, data da Repubblica, oltre a suscitare amarezza per gli amanti del tiramisù, solleva anche un mucchio di polemiche proprio per quel cartello scritto dal proprietario.

Al posto di Pompi, molto probabilmente, infatti aprirà un ristorante cinese. Ma nel cartello oltre ad esserci offese contro il municipio ci sono anche offese, secondo alcuni clienti cinesi, nei confronti della loro comunità. Ecco la lettera ricevuta da un italo-cinese che vive a Roma.

«Sono rimasto scioccato da quelle parole piene di insofferenza razziale nei confronti di una comunità, la cui unica colpa è quella di aver avuto successo nell’imprenditoria in Italia e che tramite il duro lavoro in questi anni ha raggiunto uno standard di vita migliore, dando la possibilità ai propri figli di studiare nelle università e quindi di renderli parte integrante della società italiana -scrive Alessio W.Chen - Sono amareggiato ed offeso; mi sento schiaffeggiato sia come cliente che come cittadino ma soprattutto in quanto italo-cinese. Nessuno deve poter offendere gratuitamente un altro gruppo etnico esponendo cartelli di questo tipo. E pensare che la mia ingenuità aveva collegato l’immagine della lanterna in quel cartello ad una promozione della cultura cinese.

Siamo consapevoli che la crisi economica abbia creato molta disoccupazione e che abbiamo una classe dirigente incapace nel fornire una soluzione concreta a questi problemi, ma è questo il modo di affrontarli? Se coloro che hanno scritto queste parole ritengono che la ricerca del capro espiatorio li renda migliori, allora spero tanto che nessun imprenditore assuma dei dipendenti tanto ignoranti, xenofobi ed incapaci.

«L’immagine del cervello in fuga con due valigie sembra voler colpevolizzare la comunità cinese e le loro attività come unica causa della disoccupazione in Italia - continua la lettera - Se i giovani capaci vanno via da questo paese è anche perché ci sono persone come gli autori del cartello, restii al cambiamento e al progresso, e che quando qualcosa va storto non pensano di poter migliorare, ma incolpano il diverso come il male assoluto, colui che ruba il lavoro e quindi un nemico da eludere.

È probabile che qualche altra persona di buon senso ci abbia già pensato a segnalare quel cartello al titolare del bar o alle autorità competenti e che forse questo sia già stato rimosso. La mia certezza è che non ci ritornerò più in quel bar fin quando non ci sarà una scusa ufficiale da parte di quei vigliacchi che hanno sporcato quel foglio in maniera così becera».

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