«Questo figlio è mio?», psicosi al Pertini
In tilt il centralino dell'ospedale

di Laura Bogliolo
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Martedì 15 Aprile 2014, 08:01 - Ultimo aggiornamento: 08:02
Le telefonate sono state fatte quando i bambini erano a scuola, dalla nonna, all’asilo. Mamma e pap attenti a non far trasparire il dubbio pi atroce che un genitore possa vivere: Ma mio figlio?.



Squilla incessantemente il centralino dell’ospedale Sandro Pertini, squilla da quando si è diffusa la notizia del presunto scambio di embrioni nel centro di fecondazione assistita.



LA PAURA

Quello scambio, quell’errore che potrebbe aver segnato per sempre i destini di due coppie, di due genitori e di una mamma romana, quarantenne incinta di due gemellini: sarebbero di un’altra coppia secondo l’esame del Dna effettuato a febbraio presso un altro ospedale, il Sant’Anna. La famiglia coinvolta non avrebbe voluto far trapelare la notizia, per proteggere la privacy e per evitare che si scatenasse una psicosi da test del Dna che è già realtà.

Il reparto di Fisiopatologia della riproduzione e sterilità dell'ospedale Sandro Pertini ha operato in sostanza per dieci anni: è stato aperto nel 2004, centinaia sarebbero stati gli interventi per la fecondazione. Poi l’esposto presentato a febbraio alla Asl Roma B, l’istituzione il primo aprile di una commissione d’indagine e la sospensione delle attività nel centro al primo piano della palazzina B dell’ospedale di via dei Monti Tiburtini.

Il centro attirava pazienti da tutto il centro Italia, tante coppie fiduciose, pronte, soprattutto le mamme, a sottoporsi a una serie di interventi anche molto pesanti pur di riuscire ad abbracciare un giorno il proprio figlio. Poi l’atroce notizia del possibile scambio di embrioni e la corsa disperata per sapere la verità. Centinaia di telefonate al centralino del Pertini, ma anche mamme che ieri hanno trovato il coraggio di recarsi, da sole, stremate dal dubbio, nell’ospedale per andare a cercare informazioni. E non deve essere stato facile ripercorrere il lungo corridoio del primo piano che porta al reparto per la fecondazione, lo stesso nel quale anni prima si era cullato il sogno poi realizzato di avere un figlio. Ma il reparto è chiuso, non c’è nessuno a cui chiedere.



REPARTO FANTASMA

Le sale d’attesa sono vuote, i televisori e i display che dovrebbero scandire i numeretti della fila sono spenti. Il reparto non è vigilato, le porte per accedere al corridoio sono aperte e mostrano le scritte Laboratorio I e II, e Segreteria capo sala. La maggior parte dei genitori hanno preferito semplicemente chiamare il centralino dell’ospedale, presi dall’ansia e dalla disperazione. A chiamare tante coppie spaventate dalla vicenda del possibile scambio di provette che in sostanza ora potrebbe vedere una donna avere in grembo due gemelli di un’altra coppia. La struttura ha già avviato verifiche per «tranquillizzare tutte le coppie che si sono rivolte al nostro centro» fanno sapere dalla Direzione sanitaria. L’ospedale intanto potrebbe essere subissato da richieste di esami del Dna. La Direzione Generale della ASL Roma B intanto, com’è giusto, ieri ha fatto sapere che garantirà «i test del Dna a chi ne farà richiesta» tra gli ex pazienti del centro dell'ospedale Pertini che si sono sottoposti alla fecondazioni assistita e che dopo anni di sacrifici sono riusciti ad avere un bimbo.