Sandro Veronesi, Terre rare, il nuovo libro è la metà inespressa di Caos calmo

Sandro Veronesi, Terre rare, il nuovo libro è la metà inespressa di Caos calmo
di Carmine Castoro
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 29 Ottobre 2014, 16:24 - Ultimo aggiornamento: 30 Ottobre, 13:35
L’altra metà di “Caos calmo”, quella rimasta nell’ombra, quella inespressa, non tanto il suo seguito, la sua continuazione, così definisce Veronesi il suo nuovo romanzo “Terre rare” che ci consegna un nuovo spicchio, molto frenetico, scosceso, febbrile del suo personaggio Pietro Paladini, che ritrova però anche motivi e momenti di compostezza, di ripensamento del suo vissuto.





Eppure il libro comincia con una classica tragedia del presente, una combinazione sfortunatissima di eventi che spinge il protagonista verso una sorta di paesaggio irreale, verso un’opacità che sembra irredimibile e che gli farà sfiorare anche gli sprofondi dell’illecito, suscitando in lui una profonda interrogazione sul senso del vivere in comune, del coltivare vecchi valori, quelli del rispetto e dell’onestà innanzi a tutti.





Nel giro di ventiquattr’ore un uomo perde il controllo della propria vita: fa un grave errore sul lavoro, gli viene sequestrata la patente, trova l’ufficio sigillato dalla Finanza, scopre che il suo socio è fuggito lasciandolo nei guai, rompe definitivamente con la sua compagna – e nel frattempo sua figlia è scappata da casa. Credendosi braccato, fugge a sua volta, alla cieca, ma lo sfacelo cui si è di colpo ridotta la sua vita, man mano che egli lo affronta, si rivela sempre più chiaramente un approdo, fatale e familiare – secondo una mappa interiore che era stata tenacemente rimossa.



Quest’uomo è Pietro Paladini, l’eroe immobile di “Caos calmo”, che nove anni dopo ritroviamo nella situazione opposta, roso dall’ansia e senza più un posto dove stare, costretto a vagare alla ricerca di quella pace improvvisamente perduta, o meglio – e questa sarà la sua scoperta – mai veramente avuta. La rimozione, la fuga, la famiglia che si disgrega, il confuso declino dell’Occidente, lo sforzo tragicomico di restare onesti in un tempo che spinge continuamente verso l’illegalità – e poi, di colpo, la verità.



Metafora di una “mutazione” molto più traviata e infelice di quella che tocca a Paladini potrebbe essere il primo dei tre episodi di cui è composto il film “The Acid House” (1998), che assomiglia moltissimo all’incipit del libro di Veronesi. Protagonista un ragazzo sventurato della periferia inglese che, dopo essere stato cacciato dalla famiglia, tradito dalla ragazza, licenziato dalla ditta, espulso dalla squadra di calcio del quartiere, arrestato e pestato dalla polizia, si vendica di tutti grazie all’aiuto di Dio che gli appare in un bar nelle vesti di un avventore. Viene trasformato in mosca e usando le zampette sposta veleni e batteri nel cibo di tutti i suoi nemici sterminandoli. Ma alla fine proprio la madre lo uccide, come si uccide una mosca: con un colpo di giornale. Come a dire, la libertà ha un valore di eccedenza e “mostruosità”, di inumanità. Solo così è davvero libera e portatrice di giustizia.



Ma l’archi-stato edipico fa della mosca né più né meno che un povero insetto il cui pungente svolazzare viene trasformato in carcassa all’istante, e il potere Famiglia/Normalità si ricompone mandando a gambe all’aria i suoi potenziali sovvertitori.

Anche qui, in “Caos calmo” c’è questa grande aleatorietà del vivere e del morire silenziosamente ogni giorno, del confronto con una forza nera e invisibile che sembra sovrastarci attraverso dolorosissime impasse, ma, diversamente dal surreale e angoscioso film inglese, un motivo di riscatto – ci dice Veronesi nella videointervista - di preziosità, di “rarità” appunto, Paladini lo trova nella purezza e nell’incanto della figlia diciottenne (nel precedente libro era ancora bimba), nella sua trasparenza che forse gli dà la voglia di insistere e di superare con coraggio quegli stadi della nostra esistenza che sembrano incubi e tunnel senza uscita.

Alla fine di “Caos calmo” Paladini rispondeva a un celebre verso di Dylan Thomas affermando che “la palla che lanciammo giocando nel parco è tornata giù da un pezzo. Dobbiamo smettere di aspettarla”. Si sbagliava, la palla era ancora per aria. Torna giù ora, in Terre rare.



Sandro Veronesi (1959) è riconosciuto come uno dei più grandi scrittori italiani degli ultimi anni. Per Bompiani ha pubblicato i romanzi: “La forza del passato”, vincitore del Premio Campiello e del Premio Viareggio e tradotto in 15 lingue, “Gli sfiorati”, “Venite, venite B52”, “Caos calmo”, vincitore del Premio Strega e divenuto poi un film con Nanni Moretti e Isabella Ferrari. Veronesi è anche autore, sempre per Bompiani, di quattro libri non fiction: “Live”, “Superalbo”, “No Man’s Land”, “Occhio per occhio”, “La pena di morte in 4 storie”.



Sandro Veronesi “Terre rare” (Bompiani, pagg. 416, euro 19)