E aggiunge: «A una certa età un disco saggio ci vuole». Ed ecco questa raccolta di pezzi nuovi, registrato tra casa sua e Miami, prodotto da Claudio Cecchetto e Pierpa Peroni con Davide Ferrario, e che si muove con disinvoltura fra richiami rock, senso solido del pop, tributi alla canzone italiana, sforamenti country western, un pizzico di new wave, un tocco di elettronica. Le canzoni sono nuove, anche se scritte in un arco di tempo che comprende questi quattro anni di vuoto, colmati d’altra parte da una serie di celebrazioni: «Dal tributo del rock indipendente, la rivisitazione dei pezzi degli 883 da parte del mondo hip hop, la raccolta antologica Max 20 con alcuni nomi classici della canzone nazionale».
Così, fra i titoli inediti ce ne sono alcuni, («cinque o sei» spiega) concepiti anche quattro anni fa. Un album della maturità che prova a confrontarsi con le generazioni nuove, come fa in un brano intitolato, appunto, Generazioni: «Mi rivolgo ai giovani come un padre che non vuole dare lezioni, ma solo mettere a disposizione la propria esperienza. C’è un elemento che caratterizza la vita oggi, la precarietà. Ma lo stesso accadeva con la mia generazione. Certo, c’era il mito del posto fisso, ma in un paese dove non c’era spazio per la meritocrazia e che usciva dal terrorismo».
Ma l’instabilità, conviene Max, è il primo stimolo a fare meglio: «Ripeto tutto è precario, anche nella musica. Quando ho cominciato io c’erano ancora dei riferimenti istituzionali, come le case discografiche o i produttori, c’era il Festivalbar, c’erano solo la tv e la radio. Oggi la rete ha scompaginato tutto. Ha abituato la gente alla velocità, al consumo compulsivo. Così sei fai un album, non è detto che ce ne sia uno dopo».
Pezzali andrà in tour solo a settembre, il 25 c’è l’appuntamento al Palalottomatica: «Ormai i tempi della musica sono questi. Devi dare tempo all’album di lavorare. Serve a far conoscere le canzoni, a vendere biglietti e sapere così di quale budget puoi disporre».
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