Carlo Conti si prepara per l'"Eredità", "Tale e quale" e Sanremo: «Il festival vi stupirà»

Carlo Conti
di Marco Molendini
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Mercoledì 20 Agosto 2014, 14:50 - Ultimo aggiornamento: 25 Agosto, 19:16
Il pi abbronzato dei conduttori sta perfezionando la tintarella fra gli scogli della sua Toscana. Riposa in attesa di esporsi ai riflettori dell'annata pi importante e intensa della sua carriera da maratoneta: il quiz, lo show (Tale e quale) tanto per cominciare, poi il Festivalone tanto per gradire e, infine, un'altra prima serata a primavera.



Carlo Conti non ha paura di bruciarsi le penne, stando troppo sotto il sole televisivo?

«Ma devo fare solo dei programmi, non interventi a cuore aperto».



Allora, ricapitoliamo: a settembre riprendono l'“Eredità” e “Tale e quale show”. In primavera rifarà“I migliori anni” o “Si può fare”. A Sanremo quando ci pensa?

«Intanto me ne sto al mare fino a Fiorentina-Roma, il 30 agosto. Non un minuto di meno. Poi, dal primo, registro l'Eredità, due puntate al giorno. Il 12 comincia Tale e quale e da metà settembre ci mettiamo al lavoro per la scelta delle canzoni da portare all'Ariston. A fine ottobre passo il quiz a Frizzi e a fine novembre mi fermo anche con Tale e quale».



Il Festival è una scommessa rischiosa...

«E cosa ho da perdere? L'importante è trovare 16 belle canzoni. Non classici pezzi da Sanremo, ci deve essere di tutto. Del resto, all'Ariston, sono stati lanciati Bocelli con le sue romanze e l'anno scorso Rocco Hunt con il rap. E ci vogliono brani scanzonati come quelli di Elio e le storie tese. Quanto agli 8 giovani, devono saper dimostrare il loro valore».



Insomma la formula Fazio è già cancellata. Ma non basta.

«C'è da allestire uno spettacolo che sappia tornare alle origini».



Sembra facile detto così. C'è un Festival di riferimento?

«Penso a quelli di Baudo. I Sanremo di oggi sono figli del rilancio che Pippo fece negli anni 80, quando costruì un evento televisivo attorno alla gara musicale».



A questo punto dovrà invitare Pippo.

«Ci penseremo. La prima cosa è lavorare sulle canzoni, poi si penserà al resto con la mia abituale pignoleria».



Ci vorrà una presenza femminile o una doppia presenza la bionda e la mora, come ai tempi di Baudo.

«Non mi dispiace. E in ogni serata voglio un grande comico».



Lei è permaloso, in genere al Festival si fa il tiro al bersaglio con il conduttore.

«Permaloso? Ho fatto la spalla a comici da sempre. E su di me ne hanno dette di tutti i colori. So che fa parte del gioco».



Nel 2015 lei compie 30 anni di Rai.

«Nell'85 che mi chiamarono per fare Discoring. Arrivai da Firenze coi miei riccioli e i miei occhialoni e feci il provino».



Andò bene e lasciò la banca.

«No, l'avevo lasciata prima per la radio. Ma quell'ingresso in Rai fu come andare alle Olimpiadi non allenato. Ci vollero altri anni di gavetta nelle tv toscane per sentirmi pronto con Big, il programma per ragazzi».



In tv ha praticamente fatto tutto, da Miss Italia, allo Zecchino d'oro, a Domenica in.

«Manca Linea blù».

Da Mediaset l'hanno mai cercata?


«Dopo In bocca al lupo, che mi ha lanciato. Mi offrirono una bella differenza di compenso, diciamo che c'era uno zero in più. Ma non era chiaro cosa sarei dovuto andare a fare».



Un caso che Sanremo sia arrivato proprio ora, coi toscani che dilagano?

«Si va a stagioni. Ma era già successo. Ricordo quando Pieraccioni diceva: basta che dici che sei di Firenze e ti fanno subito fare un film. Infatti lo chiesero anche a me, quando conducevo Aria fresca».



Lei ha chiamato suo figlio Matteo...

«Ma non per il premier. Quel nome vuol dire dono di Dio».



Ha aspettato di avere 53 anni per farlo. Colpa della carriera?

«Il fatto è che, per fare un figlio, ci vuole prima la moglie».



Non sempre.

«Mi piaceva l'idea della famiglia. Ho avuto la fortuna di trovare una donna coerente, mi ha aspettato e non me la sono fatta sfuggire anche se ho fatto il ragazzone in giro».



A proposito del suo iperattivismo, a suo tempo fece anche un disco col suo amico Pieraccioni. Oggi è merce rara: su ebay si vende a 450 euro.

«Si chiamava Animali di città. C'era anche una versione di Lo porti un bacione a Firenze. La casa discografica, preoccupata, ci chiese: avete molti parenti?».
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