Pizzo per girare Gomorra, il produttore della serie: solo qualche errore

Pizzo per girare Gomorra, il produttore della serie: solo qualche errore
di Fabio Ferzetti
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Sabato 19 Luglio 2014, 14:56 - Ultimo aggiornamento: 25 Luglio, 17:57

Il giorno dopo Riccardo Tozzi, patron della Cattleya, scosso ma sereno. La sua casa di produzione, la più importante d’Italia, è accusata di favoreggiamento nei confronti della camorra. Brutta botta per chi ha trasformato il libro di Saviano, Gomorra, in una serie tv di allucinato iperrealismo, acclamata dalla stragrande maggioranza della critica e venduta in mezzo mondo. Eppure, secondo la direzione antimafia di Napoli, la produzione è stata vittima di estorsione da parte del clan dei Gallo e non ha neanche denunciato la cosa.

«Certo non è una bella faccenda, ma non è stato commesso nulla di illecito, e comunque non da personaggi riconducibili a noi», dice Tozzi. «Nessuno alla Cattleya ha mai pensato di dare una lira fuori dal dovuto. Il sospetto, tutto da provare, è che siano stati dati 5000 euro in più, non milioni, dai location manager della serie. Quando il padrone della villa affittata per farne la casa del boss è stato arrestato, il contratto era già stato fatto e la prima rata pagata, ma non erano ancora iniziate le riprese. Il magistrato ci ha dato l’ok per girare, specificando che da quel momento il contratto andava pagato all’amministrazione giudiziaria. Poi le cose si fanno più confuse».

Vale a dire?

«I familiari del carcerato avrebbero detto in sostanza: siccome quei soldi non ci arrivano più, dovete darne una parte anche a noi. A quel punto i location manager che avevano organizzato la prima parte del lavoro, Maurizio Tini e Gianluca Arcopinto, avevano già passato la mano a Matteo De Laurentiis vista l’enorme difficoltà di lavorare su quel territorio. Sottolineo che per tutti e tre metterei la mano sul fuoco, parla la loro storia professionale. Matteo dunque ha detto ai familiari che aveva parlato col magistrato e soldi non ne avrebbe dati né avremmo lasciato la casa, altrimenti sarebbe stata una pressione indebita».

Di questo vi accusano: di averli informati dell’indagine. Il Gip, Marina Cimma, parla di «comprensione per le ragioni del clan e di «insofferenza verso l’azione dell’autorità giudiziaria»

«Ma con la casa sotto sequestro e il figlio in galera, De Laurentiis dava per scontato che sapessero tutto! Il giudice esprime un giudizio di valore, che peraltro condivido. Ma non ravvisa nessun reato. Infatti ha rifiutato i provvedimenti cautelativi nei confronti di De Laurentiis. L’atteggiamento è stato riprovevole ma non illecito, dice. Per me il linguaggio è stato superficiale, ma di fatto De Laurentiis è andato a dirgli che non dava un soldo. Se è stato versato qualcosa in più, è successo prima, e questo verrà appurato. Certo, forse c’è stata una sottovalutazione della vicenda. Dovevano informarci meglio, ma non c’è stata nessuna estorsione. Ci servirà di lezione per il futuro. Se vai in posti come quelli devi essere preparato a tutto, attrezzato anche mentalmente per affrontare situazioni mai viste».

Anche per il Gomorra di Matteo Garrone vennero fuori accuse simili. Solo un caso o la spia di un problema più ampio?

«Loro sono stati 4 settimane a Napoli. Noi 6 mesi. E tutto quello che viene fuori è una storia da 5-6.000 euro. Questo per me vuol dire una cosa sola: che a Napoli, malgrado le apparenze, si può girare. Quando si venne a sapere che avremmo fatto Gomorra nei luoghi della camorra, gli amici napoletani ci trattarono da pazzi. Qui non si può lavorare, gli darete una mano, dicevano. Io credo che sia vero il contrario. Nessuno ha mai girato tanto a lungo a Napoli, tanto meno in quegli ambienti. Noi ci siamo riusciti perché non ci siamo andati con la polizia, ma abbiamo tentato un approccio amichevole con quei quartieri».

Cosa significa?

«Invece di occuparli militarmente, arrivi molto tempo prima, parli con gli abitanti, spieghi cosa farai, quali spazi occuperai e perché è importante per loro. Così scopri anche chi hai davanti, altrimenti non li distingui. In posti così la contiguità è totale. Come fai a riconoscere il vero criminale dal suo vicino? Magari quello che ti tratta da bullo è innocuo mentre quello davvero pericoloso sembra tranquillo. E poi alla fine il problema è il risultato. Il film lo fa il regista, non il delegato di produzione. Garrone e Sollima sono artisti, vogliono la verità, vogliono dare valore alle cose. Dunque vogliono quella casa lì e non un’altra. Ecco perché malgrado la legnata, sono contento di essere andato in quei posti, E a tornare indietro lo rifarei, anche se è vero che bisogna imparare a farlo ancora meglio, senza la minima sbavatura».

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