Livorno, la nonna sopravvissuta nella palazzina sommersa è abruzzese

Livorno, la nonna sopravvissuta nella palazzina sommersa è abruzzese
di Patrizio Iavarone
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Martedì 12 Settembre 2017, 10:01
Il sindaco Pietro Salutari ha già annunciato che il giorno dei funerali sarà lutto cittadino a Castelvecchio Subequo: la tragedia di Livorno, l’acqua, il fango e il nubifragio che ha portato via sei vite umane l’altro giorno, ha colpito infatti il centro della Valle Subequana da vicino. Di qui è infatti Paola Risi, sessantatré anni, una delle poche superstiti di via Nazario Sauro 12 insieme alla nipotina Camilla di tre anni e moglie di Roberto Ramacciotti, madre di Simone, nonna di Filippo, suocera di Glenda, tutti morti, questi ultimi, nel seminterrato della villetta a due piani dove vivevano a Livorno. La notizia della tragedia è circolata presto a Castelvecchio: la famiglia Ramacciotti era molto conosciuta in paese: ogni estate e appena poteva, si trasferiva in quella casa di famiglia in piazza Vittorio Emanuele, vicino a uno dei due bar dove si consuma la vita del piccolo centro. Una famiglia felice, che non aveva mai perso il legame con la sua terra di origine, anche se Paola da Castelvecchio era andata via da piccola, perché papà Camillo, finanziere, si era trasferito per lavoro prima a Roma e poi in Toscana, a Livorno. Dove Paola aveva conosciuto Roberto, dove si era trasferita e dove aveva deciso di portare la mamma Clotilde che, per fortuna, abita in un’altra casa.

«Avevo sentito per telefono Roberto qualche giorno fa - racconta il sindaco Pietro Salutari, che di Paola è anche cugino - mi aveva telefonato per sapere come era la situazione degli incendi. Aveva letto che le fiamme avevano aggredito anche Secinaro e avevano interrotto la strada per Goriano: era preoccupato, ma io l’ho rassicurato». Cuore generoso quello di Roberto, sessantacinque anni, assicuratore per le Generali ad Empoli (dove lavorava anche il figlio), che l’altra mattina non ha esitato a gettarsi nel fiume di fango e detriti che aveva invaso il seminterrato di casa, portando in salvo la nipotina Camilla e lottando, fino all’estremo sacrificio, per salvare l’altro nipotino Filippo, per cercare di aiutare il figlio Simone (trentasette anni) e la nuora Glenda (trentacinque). Tutti morti in quell’inferno di melma uscita con una forza dirompente dal torrente Rio Maggiore, letteralmente esploso nel giardino di via Nazario Sauro con una pressione che ha abbattuto il muro della villetta e in pochi minuti ha riempito fino al soffitto la taverna al piano seminterrato, dove la famiglia Ramacciotti l’estate si spostava per stare più fresca e per permettere ai piccoli di giocare liberamente in giardino. «Il paese tutto è sotto choc, noi che per giorni abbiamo atteso la pioggia per domare gli incendi - continua il sindaco di Castelvecchio Subequo - quella pioggia ci ha portato via un pezzo della nostra comunità. Siamo vicini a Paola che ora, comprensibilmente, non se la sente di parlare: il suo è un lutto troppo grande e lo è anche per noi».
 
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