L'Aquila, il Torrione in abbandono:
«E' un pugno allo stomaco»

L'Aquila, il Torrione in abbandono: «E' un pugno allo stomaco»
di Antonio Gasbarrini
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Sabato 25 Febbraio 2017, 11:58 - Ultimo aggiornamento: 12:02
Un pugno allo stomaco. È difficile non sentirlo passando vicino ad uno dei più emblematici monumenti aquilani: il Torrione. A distanza di circa 8 anni dal devastante sisma delle 3.32, questa straordinaria testimonianza archeologica dell'aulico passato romanico-medioevale cittadino, versa in uno stato di deplorevole abbandono nella totale indifferenza delle Istituzioni preposte alla sua tutela fisica ed estetica (Soprintendenza in primis, il Comune dell'Aquila a seguire).
Distrutto dal terremoto nella sua parte apicale per circa due-tre metri, con le macerie (mattoni e pietre d'epoca) precipitate alla sua base, ma testardamente ancora in piedi nonostante la tremenda botta a suo tempo ricevuta, questo straordinario documento memoriale può essere assunto a paradigma delle tante, troppe sciatterie con cui quelle colpevoli Istituzioni hanno lasciato alla loro maligna sorte gioielli su gioielli di molte prestigiose vestigia architettoniche e monumentali del capoluogo abruzzese. E proprio il Torrione (da cui tra l'altro ha preso il nome uno dei più popolosi e rivitalizzati quartieri cittadini), è la dimostrazione evidente di tutte le cose che continuano a non andare nella complessa fase della zoppicante ricostruzione ancora di là da venire per la quasi totalità di uno dei più bei centri storici italiani.
A tutti coloro che continuano a sbandierare ai quattro venti l'ottimistica quanto falsificante frase del Tout va très bien Madame la Marquise, la brutta, bruttissima vicenda di questo totemico monumento abbandonato a sé stesso, purtroppo chiama in causa anche la corresponsabilità civica degli abitanti del quartiere che sinora non hanno fatto nulla per sollecitare una indifferibile sistemazione del loro più prestigioso Bene comune identitario. La striminzita area pseudo verde da cui il Torrione è delimitato e la mancata recinzione-protezione malamente simulata con la divelta plastica rossa traforata che in questi anni ha favorito lo shopping gratuito di mattoni su mattoni d'epoca, danno l'impressione ottica (e non solo) con quelle poche macerie rimaste frammiste ad erbacce insieme agli scheletrici alberelli rinsecchiti, di una e vera e propria discarica a cielo aperto.
Nel pannello didattico esplicativo curato dalla Soprintendenza è, tra l'altro, testualmente scritto: «Le analisi approfondite sulle murature, condotte da Cesare Miceli nel 1990, fanno ritenere che la struttura non può essere messa in relazione all'epoca di fondazione della città (metà del XIII sec., circa, n.d.a.), ma si tratta in realtà di un manufatto di epoca romana, come si evince sopratutto dall'interessante analogia con la muratura dell'anfiteatro di Amiternum. Una delle ultime interpretazioni eche si tratti di un reperto di un mausoleo ascrivibile al I sec. dopo Cristo».
L'origine misteriosa di questo enigmatico reperto archeologico, unico nel suo genere, non finisce qui: si e anche ipotizzata una sua attinenza, come pilastro d'acquedotto, con la medioevale sistemazione idraulica della città. Così si può ancora leggere nella targa didascalica apposta sullo stesso: «Pilastro di acquedotto detto il Torrione secolo XIV». Anche se le ipotesi storicizzanti della plurisecolare vita spesso non vanno d'accordo, la sua primitiveggiante, ancestrale Bellezza deve essere tutelata mediante un indilazionabile intervento di consolidamento prima che eventuali future scosse - anche d'intensità non rilevante - lo demoliscano una volta per tutte.
Inoltre, il maltolto della sua sacrale zona di rispetto da quel palazzone appiccicatogli addosso eretto nella seconda metà del secolo scorso, impone a maggior ragione una più consona, decorosa sistemazione e ripristino di una mini-area archeologica degna di tal nome. Togliendo subito, da parte del Comune, il cassonetto per la raccolta indumenti ed i tabelloni pubblicitari che lo assediano occludendo buona parte della sua vista. E, a dirla francamente proprio tutta, non serviranno cifre astronomiche per scrivere la parola fine a questo ennesimo, ingiustificabile scandalo post sismico.

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